Negli anni’70 non esisteva una definizione per inquadrare la fobia sociale che spesso veniva descritta come un eccesso di timidezza o un tratto di introversione. In fondo molte persone possono sperimentare qualche difficoltà psicologica quando si trovano in situazioni sociali o quando devono tenere un discorso davanti a un pubblico. Quando però il timore di essere giudicati dagli altri e l’ansia prendono il sopravvento facendo emergere dei comportamenti di evitamento delle situazioni sociali siamo sicuramente di fronte a un problema psicologico più importante. Una fobia sociale può produrre effetti concreti nell’esistenza di un individuo limitandone la libertà in tanti ambiti sia personali che professionali. Una persona con una fobia sociale potrebbe sentirsi a disagio nel mangiare in un ristorante, nel consumare un caffè in un bar, potrebbe sentirsi in seria difficoltà nell’istaurare un discorso con una persona, potrebbe arrossire improvvisamente, iniziare a sudare e a tremare e quindi a vivere queste situazioni sociali con estrema preoccupazione, con un senso di inferiorità e persino di vergogna. Un po' come accade a Rajesh Ramayan Koothrappali il noto personaggio della sit-com "Big Bang Theory" quando cerca di relazionarsi con gli altri e in particolare con le ragazze. La fobia sociale ha un esordio durante l’infanzia o l’adolescenza e può arrivare ad interferire in modo significativo con l’esistenza di una persona limitandone la libertà individuale, interferendo con la performance scolastica o professionale e riducendo in modo significativo la qualità delle relazioni interpersonali. La psicoterapia cognitivo-comportamentale consente di aiutare le persone a superare queste difficoltà ed oggi abbiamo a disposizione dati oggettivi che testimoniano l’efficacia di questo tipo di trattamento.La fobia sociale può portare un adolescente ad abbandonare la scuola, un adulto ad evitare determinati lavori e in generale a mettere in atto tutta una serie di comportamenti evitanti che rischiano di amplificare sempre di più il disagio fino a cronicizzare il problema. La fobia sociale è anche più invalidante di altre fobie dato che, come esseri umani, siamo costretti a relazionarci costantemente con gli altri in qualsiasi situazione. Se la paura per un temporale o per i luoghi chiusi può tutto sommato essere gestita nel caso della fobia sociale le ricadute possono essere a 360° nella vita di una persona.
Il Prof. Richard Heimberg (della
Temple University) ha iniziato ad
approfondire le origini della fobia sociale
in modo da individuare un trattamento efficace per questi pazienti. Nel
1983 è diventato il primo ricercatore a ricevere dei finanziamenti dal
NIMH
(
National Institute of Mental Health
) proprio per studiare dei trattamenti
psicoterapeutici in grado di intervenire sulla fobia sociale
dopo che tale etichetta diagnostica era apparsa per la prima volta sulla terza edizione del DSM-III (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali).
Il
Prof.
Richard Heimbert ha dato un enorme impulso alla ricerca sulla fobia social
e sviluppando uno specifico trattamento di psicoterapia cognitivo-comportamentale la cui efficacia è stata confermata da diversi studi randomizzati e
controllati scientificamente. Secondo la psicologa Jacqueline Persons il lavoro del Dott. Richard Heimbert è risultato fondamentale in quanto ha permesso di alleviare un’enorme quantità di sofferenza e disagio psicologico. La
fobia sociale è un disturbo particolarmente diffuso
e si calcola che oltre 5 milioni di statunitensi adulti soffrano di questo problema. Secondo Richard Heimbert
esistono due forme di fobia sociale:
Secondo la ricerca scientifica oltre l’80% delle persone che soffre di fobia sociale potrebbe ridurre i sintomi in modo significativo grazie a questo protocollo di trattamento. La psicoterapia risulta anche più efficace e persistente nel tempo. Ad esempio dopo 5 anni il rischio di recidiva è più elevato nei pazienti che hanno ricevuto solo un trattamento psicofarmacologico. Tuttavia è possibile adottare una combinazione dei due trattamenti per ottenere i risultati migliori.
Il programma standard previsto dal protocollo messo a punto dal Prof. Richard Heimberg propone un
ciclo di trattamento di 28 settimane composto da 16 sessioni di psicoterapia cognitivo-comportamentale. In ogni incontro il paziente viene aiutato a valutare i processi mentali in modo più critico, ad analizzare i pensieri automatici e a prendere contatto con gli schemi disfuzionali appresi e con la propria componente emozionale. Inoltre il paziente, insieme al terapeuta, viene invitato a sperimentare alcune situazioni sociali.
Questo genere di lavoro “pratico”, declinato nel quotidiano , garantisce una maggiore efficacia dell’intervento.
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
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