Lo standard QWERTY è una disposizione dei tasti su una tastiera che è diventato il layout più utilizzato per le macchine da scrivere, i computer e gli smartphone. Fu utilizzato per la prima volta da Christopher Latham Sholes nel 1873 e divenne lo standard de facto per le macchine da scrivere. Il nome deriva dalle prime sei lettere della sua riga superiore, che sono Q, W, E, R, T e Y . Pochi sanno che l’origine di questa disposizione deriva da una questione pratica che nulla ha a che vedere né con la comodità né con l’ergonomia. Le prime macchine da scrivere presentavano diversi problemi tecnici ed in particolare i “pestelli” (ovvero i martelletti con incise sopra le lettere) rischiavano di incastrarsi se la digitazione avveniva in modo troppo rapido. Nel tempo, questo layout è stato adottato da altri paesi e lingue subendo qualche adattamento (ad esempio in Italia lo standard sulle macchine da scrivere era QZERTY).
Ancora oggi è lo standard più utilizzato per le tastiere in tutto il mondo. Siamo così abituati a usare le tastiere che magari che non ci accorgiamo nemmeno più di utilizzare uno standard La disposizione delle lettere delle tastiere sia fisiche che virtuali è basata sullo standard QWERTY. La sequenza QWERTY è il classico esempio di come una scelta derivata da delle limitazioni tecniche diventi poi con il tempo uno standard irrinunciabile. Infatti nessuno dei tanti tentativi di trovare una migliore disposizione delle lettere ha avuto successo. Le persone si sono ormai abituate ad utilizzare il QWERTY e cambiare tale sistema significherebbe dover imparare un altro standard (sicuramene più comodo ma con una curva di apprendimento piuttosto importante).
La
tastiera QWERTY
è quindi il classico esempio di come degli
eventi casuali
possano essere rinforzati da un feedback positivo e come questo processo comporti degli esiti inaspettati in un sistema. In una qualsiasi tastiera è quindi racchiusa una
interessante dimensione psicologica
che può rappresentare una metafora del funzionamento di un sistema sociale. La stessa esistenza persegue delle
logiche non lineari
e quindi una piccola ed impercettibile distorsione iniziale o una scelta orientata a perseguire altri obiettivi (come nel caso della tastiera) può dare il via ad un “effetto domino” dagli esiti impossibili da prevedere. Nell’esistenza entra in gioco una variabile
che potremmo definire il caso, il destino o la fortuna a secondo della prospettiva a cui vogliamo credere.
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
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