Nel 2015 sul Time Magazine è comparso un articolo che indicava come l’attenzione umana si fosse ridotta al punto da attestarsi intorno agli 8 secondi, addirittura un secondo in meno di un pesce rosso. In Italia è stato pubblicato un libro dal titolo “8 secondi. Viaggio nell'era della distrazione” della giornalista Lisa Iotti che sostiene proprio questa tesi che però non trova nessun riscontro dal punto di vista scientifico. Nell’immaginario collettivo le tecnologie digitali divengono la causa di tutti i mali del mondo: così secondo molti i videogiochi rendono violenti gli adolescenti e gli smartphone generano dipendenza. La ricerca scientifica, in questo ambito, ha sottolineato come sia fondamentale approcciarsi al mondo digitale con una maggiore prudenza e soprattutto evitando di cadere nella trappola dei facili pregiudizi o dei soliti stereotipi.
Nel 2015 un team di Microsoft che si occupava di marketing ha pubblicato un report dal titolo “Attention Spans” che includeva un confronto tra il tempo di attenzione di un essere umano con quello del pesce rosso. La confusione nasce dal fatto che nel documento era presente un grafico del tutto inventato che comparava i due livelli di attenzione. Come spesso accade le testate giornalistiche senza effettuare nessuna verifica scientifica hanno preso per buona questa notizia dandone così un ampio risalto mediatico.
L’attenzione umana è il frutto di una serie di processi cognitivi che consentono di selezionare ed elaborare le informazioni disponibili nell’ambiente. Esistono diversi tipi di attenzione come ad esempio quella visiva, auditiva e selettiva. Come esseri umani siamo dotati di una capacità limitata di elaborazione delle informazioni e di conseguenza possiamo prestare attenzione solo a una piccola quantità di informazioni nel presente. Lo psicologo Daniel Kahenman ha evidenziato come l’attenzione tenda naturalmente a modificarsi in funzione di diversi fattori come ad esempio il livello di attivazione, la motivazione e le eventuali ricompense generate dal compito. In sintesi la capacità di rimanere attenti dipende dal compito da svolgere e da una serie di variabili sia interne che esterne. Risulta evidente quanto sia complesso il tema e che, soprattutto, non esiste un unico valore assoluto per misurare la durata dell’attenzione. L’idea della durata media di otto secondi è evidentemente una bufala ascientifica.
È innegabile che l'attenzione di un
bambino
sia generalmente inferiore a quella di un adulto. Un bambino di 6-7 anni può cominciare ad essere distratto dopo circa 10 minuti, mentre un adolescente di 15-16 anni può mantenere l'attenzione per 30 minuti in modo continuativo. Tuttavia, questa differenza non implica che l'attenzione umana sia inferiore a quella di un
pesce rosso. Al contrario, gli esseri umani sono in grado di adattare la propria attenzione e di mantenere uno
stato di concentrazione per periodi di tempo molto più lunghi rispetto a un
pesce rosso. La nostra capacità di prestare attenzione è influenzata da vari fattori, tra cui il contesto, l'interesse personale e la complessità dell'attività svolta.
Studi scientifici hanno dimostrato che il picco delle risorse attentive si verifica solitamente dopo 10-15 minuti dall'inizio di un'attività. Successivamente, l'attenzione tende a calare gradualmente, ma ciò non implica una durata complessiva di soli 8 secondi. Al contrario, l'attenzione può rimanere focalizzata per periodi di tempo significativamente più lunghi.
In sintesi
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
Bibliografia
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