Una revisione completa della ricerca sulla teoria serotoninergica non ha trovato sufficienti prove a sostegno dell’ipotesi che, i bassi livelli di serotonina, siano alla base della depressione.
La teoria che viene utilizzata oggi in psichiatria per spiegare la depressione, ovvero che sia presente un’alterazione della serotonina è, per certi versi, molto simile alla teoria degli umori nota fin dall’antichità. Questa ipotesi venne introdotta da Ippocrate e rappresentava il primo tentativo di fornire una spiegazione eziologica dell'insorgenza delle malattie, superando quella che era una visione legata alla superstizione, alla magia o alla religione. La teoria degli umori sosteneva che il benessere fisico e psicologico di una persona dipendeva dall'equilibrio di quattro sostanze presenti nel corpo: il sangue, la flegma (flemma), la bile gialla e la bile nera. Ogni umore aveva una caratteristica specifica ed un eccesso o un deficit, di uno di essi, poteva causare determinati sintomi o malattie. Ad esempio, si riteneva che un accumulo di bile gialla causasse la febbre, mentre l'eccesso di bile nera provocasse la tristezza. La teoria degli umori è stata molto influente nella medicina occidentale fino al XVIII secolo, ma è stata poi abbandonata a favore di teorie scientificamente fondate.
Questo modello viene adottato in psichiatria per spiegare, ad esempio, i sintomi della depressione. Infatti, secondo questo modello, la depressione è causata da un’alterazione di alcuni neurotrasmettitori presenti nel cervello. I neurotrasmettitori sono delle sostanze biochimiche che si trovano nel Sistema Nervoso e che sono deputate a trasmettere dei segnali tra le cellule nervose. Alcuni dei neurotrasmettitori più importanti sono la serotonina, la dopamina e la noradrenalina. Secondo questa teoria, un deficit di questi neurotrasmettitori potrebbe causare i sintomi tipici della depressione, come la tristezza, la perdita di interesse e la mancanza di energia. Tuttavia questa non è l'unica spiegazione esistente o possibile dato che la depressione è causata da una combinazione di diversi elementi, tra cui i fattori biologici, psicologici, genetici, sociali e dagli life events.
La teoria secondo cui la depressione sia l’effetto della presenza di anomalie biochimiche che coinvolgono in particolare la serotonina (5-idrossitriptamina o 5-HT), è stata influente per decenni e ha fornito un importante sostegno per l’uso degli anti-depressivi SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors). Il meccanismo di azione di questi psicofarmaci interviene, a livello di specifici recettori neuronali, impedendo la ricaptazione della serotonina. Le principali molecole di questa classe di farmaci sono ad esempio la paroxetina, la fluoxetina (più nota con il nome commerciale di Prozac), la sertralina e il citalopram. Un legame tra la riduzione del livello della serotonina e la depressione è stato indicato per la prima volta negli anni ’60 del secolo scorso ma è solo negli anni ’90, grazie all’avvento degli SSRI, che questa teoria è divenuta quella dominante. Malgrado sia stata recentemente messa in discussione, la teoria serotoninergica della depressione è ancora piuttosto diffusa e questo può portare ad un eccesso di prescrizione di questi psicofarmaci soprattutto tra i medici generici. Infatti si parte dal presupposto che gli effetti terapeutici degli SSRI dimostrino implicitamente che alla base della depressione ci sia un’anomalia biochimica legata alla serotonina. Tuttavia sono state oggi avanzate delle nuove spiegazioni sugli effetti degli antidepressivi SSRI come ad esempio la loro capacità di limitare in generale tutte le emozioni e di produrre un effetto placebo. Dato che la teoria serotoninergica ha goduto per lungo tempo di una particolare popolarità non si era ancora fatta una revisione completa degli studi e delle ricerche disponibili. Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Molecular Psychiatry ha finalmente analizzato la questione in modo approfondito e non ha trovato delle prove sufficientemente valide per sostenere la teoria serotoninergica della depressione. Infatti un’approfondita meta-analisi ha esaminato il collegamento tra i valori della serotonina e la depressione in decine di migliaia di persone e non ha mostrato delle differenze statisticamente significative tra il gruppo dei depressi e il gruppo di controllo (ovvero di coloro che presentavano un umore nella norma). Altri studi hanno provato a ridurre in modo artificiale il livello di serotonina nelle persone senza far sì però che emergessero dei sintomi depressivi. Gli studi genetici mirati escludono un’associazione tra i genotipi correlati con il sistema serotoninergico e la depressione. È chiaro che sono quindi necessari ulteriori approfondimenti e studi per comprendere meglio il funzionamento degli psicofarmaci SSRI.
In sintesi:
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Membro della Division 30 Society of Psychological Hypnosis
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
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