Secondo una recente ricerca un
pilota di linea su dieci riporta sintomi ascrivibili alla
depressione
e il 4% del campione ha dichiarato di aver avuto, nelle ultime settimane,
pensieri anticonservativi. Il sondaggio era anonimo e ha coinvolto quasi 2000 piloti di linea. Il problema dello stato psicologico dei piloti di linea sembra in parte sottovalutato se non quando emerge in modo drammatico come nel caso dell’incidente che riguardò la compagnia
Germanwings
e che provocò 150 vittime. Spesso i
piloti celano le loro reali condizioni psicologiche per timore di avere gravi ripercussioni sulla loro carriera e quindi lo fanno per non rischiare di rimanere a “terra” o di perdere il proprio lavoro.
Questa è la ragione per cui probabilmente il
fenomeno è “sotto-stimato”. Una dinamica che però si può riscontrare anche in altri ambiti professionali per esempio nelle forze dell’ordine, tra i militari e le guardie giurate. Un circolo vizioso che rischia di incrementare la
gravità delle problematiche psicologiche e che non permette di intercettare in tempo utile le potenziali fragilità emozionali e prevenire le conseguenze più gravi.
La tipologia di lavoro, la responsabilità, lo stress , la liberalizzazione del mercato, i ritmi e altri fattori possono in questo caso peggiorare le condizioni generali dei piloti e iniziare a interferire, ad esempio, con il regolare ciclo sonno-veglia influenzando, di conseguenza,gli aspetti cognitivi ed emozionali. Questa ricerca inoltre sottolinea ancora una volta la centralità che la professione dello psicologo dovrebbe avere all’interno dei diversi contesti organizzativi; infatti la psicologia, in quanto disciplina scientifica, è in grado oggi di intervenire in termini preventivi, di fornire strumenti utili a migliorare le condizioni generali dei lavoratori, ad incrementare il benessere e a ridurre i costi sia diretti che indiretti.
La sicurezza quindi non è solo legata ad aspetti tecnologici (come nel caso dell'incidente di Chernobyl) ma va affrontata in termini sistemici. L’essere umano deve ritrovare la sua centralità a livello organizzativo e non diventare un “capro espiatorio” tuttele volte che si verificano incidenti di una certa gravità. Attribuire al cosiddetto fattore umano la causa principale degli eventi catastrofici in ambito organizzativo significa adottare un’ottica riduzionista che limita la capacità di analizzare il fenomeno nella sua complessità.
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
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