Un recente studio pubblicato sulla rivista “Science” ha evidenziato come le cosiddette “bufale” (in gergo tecnico “factoid ” o fake news) si propagano con una velocità significativamente maggiore delle notizie vere. I ricercatori hanno analizzato l’evoluzione di 126 mila Tweet su un campione di circa 3 milioni di utenti (nel periodo compreso tra il 2006 e il 2007). Le fake news hanno raggiunto, in modo significativo, un bacino di persone molto più ampio rispetto a quelle la cui fonte era certa. Il sistema di invio dei “tweet” era realizzato in forma automatica attraverso dei bot mentre la fonte per verificare la veridicità delle notizie avveniva attraverso il riferimento a sei organizzazioni indipendenti. Questa preoccupante dinamica riguarda ogni tipologia di notizia. Si è infatti osservato come il fenomeno delle fake news coinvolgesse ambiti diversi come la politica, il terrorismo, i disastri naturali, l’economia, la salute e la ricerca scientifica. Le leggende metropolitane infatti trovano, come è logico aspettarsi, un terreno fertile per diffondersi ed evolversi rapidamente soprattutto attraverso la rete dei social network.
In particolare la
politica sembra essere la più esposta e la più fragile
di fronte a questo fenomeno. Esistono, come è noto, dei sistemi automatici (bot) che diffondono automaticamente sui social questa tipologia di notizie e le persone tendono a condividere queste informazioni in modo automatico e senza verificarne la fonte originaria. Il dato preoccupante è che, nel campione analizzato, una
fake news si è diffusa rapidamente tra 100000 persone
mentre le notizie “verificate” hanno coinvolto solo 1000 persone. Infatti la modalità con cui certe notizie vengono costruite attiva non solo la componente emozionale ma anche un
percorso periferico di elaborazione dell’informazione.
La nostra
razionalità è limitata
e la nostra mente è soggetta a una serie di vincoli cognitivi legati all'attenzione, alla comprensione di un messaggio e alla memoria. Esistono quindi una
moltitudine di fattori psicologici che facilitano la diffusione delle "bufale". Un altro fattore che può incidere sulla diffusione delle "fake news" è l'eccesso di informazioni a cui siamo sottoposti ogni giorno e la tendenza automatica a
condividere rapidamente una notizia senza verificarne la fonte. È evidente, quindi, come questo uso poco consapevole dei social (ad esempio
Facebook
o Twitter) rischi di diffondere degli
atteggiamenti “populisti”,
teorie della cospirazione, delle credenze ascientifiche (come nel caso dei vaccini e del movimento
novax) e persino di alimentare dei
pregiudizi. Inoltre la diffusione delle
“Fake news” genera delle conseguenze sul clima generale di una società. Queste storie, infatti, fanno emergere emozioni come la paura, il disgusto o la sorpresa mentre le
storie tratte da una fonte seria tendono a stimolare la gioia, la tristezza ma anche la fiducia.
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Fonte
The spread of true and false news online.Soroush Vosough,Deb Roy,Sinan Aral. Science 9 Marzo 2018: Vol. 359, Issue 6380
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