Questa è l’immagine evocativa (traducibile in italiano con l'espressione "soffitto di cristallo o di vetro") che è stata utilizzata da
Alice Eagly per descrivere la difficoltà con cui si scontrano le donne
che desiderano fare carriera in un’azienda. Se, infatti, nella prima parte del percorso professionale sembra esistere una certa equità i problemi si presentano proprio a ridosso dei vertici aziendali . Esiste, quindi, un
soffitto di vetro ovvero una barriera invisibile
ma molto efficace che frena le donne che sono alla ricerca di una posizione di "potere". E tale “ ostacolo” è in genere rappresentato dal
pregiudizio maschile verso le donne in “carriera”.
La ricerca che è stata condotta in psicologia sociale ha evidenziato come tutti i generi tendano a giudicare in modo stereotipato sia gli uomini che le donne. Ne consegue che nell’immaginario gli uomini siano rappresentati come competenti, indipendenti mentre le donne tendenzialmente gentili e comunicative. Secondo Susan Fiske "La tipica donna è considerata gentile ma incompetente, il tipico uomo competente ma forse non altrettanto gentile". Queste visioni stereotipate sono diffuse in modo trasversale tra le diverse culture. È importante sottolineare che, malgrado la diffusione di questo stereotipo, le conseguenze sul comportamento si osservano solo nelle persone che possiedono un forte pregiudizio. La discriminazione sessuale è un vissuto comune a molte donne ed è un serio problema. Una posizione equa, matura e ragionata dovrebbe sostenere che la competenza, l’indipendenza, la cortesia, l’empatia e l’espressività siano attributi umani generalmente apprezzabili al netto della dimensione di genere.
Una possibile spiegazione è legata ai ruoli professionali che vengono correlati con il genere. Ad esempio il ruolo di infermiere, segretario, babysitter e insegnanti di scuola materna è
assegnato in prevalenza alle donne
mentre la maggior parte dei dentisti, autotrasportatori, ingegneri o manager sono uomini. Certe professioni quindi sono considerate come un “lavoro da donne” e spesso viene anche svalutato il loro ruolo e il loro riconoscimento sociale. Durante una ricerca condotta da Alice Eagly e Valerie Steffen venne chiesto di valutare un uomo e una donna che venivano descritti come “casalinghi” e altri soggetti che svolgevano invece un lavoro a tempo pieno. I casalinghi (sia uomini che donne) venivano considerati più femminili degli altri. Il
ruolo professionale può quindi influire sulla strutturazione e sul mantenimento di uno stereotipo
e influenzare di conseguenza i processi di selezione del personale o la stessa possibilità di “fare carriera” al netto della reale competenza posseduta. Ancora oggi purtroppo per le
donne può ancora essere faticoso e difficile raggiungere posizioni apicali
nelle grandi organizzazioni e nella politica malgrado le loro competenze come leader e manager. Sono in genere ben rappresentate nei ruoli manageriali di fascia media ma nel corso della loro progressione di carriera tendono a scontrarsi con una barriera invisibile.
Violare lo stereotipo da parte di una donna può comportare degli effetti negativi
Malgrado le tante dichiarazioni e i buoni intenti generali le donne che sono autonome, si autopromuovono e mostrano la loro competenza e capacità professionale possono addirittura creare un
effetto “boomerang”
proprio perché violano, più o meno consapevolmente, uno stereotipo purtroppo ancora radicato in alcuni ambienti.
Lo stereotipo, infatti, vuole le donne sempre altruiste, empatiche, gentili e sensibili e quindi poco inclini all’ambizione e al “potere”. Ne consegue che le donne che violano tale stereotipo possono essere considerate in modo negativo ed essere penalizzate sul lavoro. Una donna competente, preparate e che desidera “far carriera” viene giudicata ad esempio carente sul piano relazionale, fenomeno che non si osserva negli uomini che quando mostrano un atteggiamento “altruista” non vengono considerati “meno competenti”. Questa
pericolosa asimmetria
viene quindi perpetrata grazie agli stereotipi sul genere e influenza inevitabilmente più le donne che gli uomini creando le condizioni per ineguaglianze, difficoltà emozionali legate alla propria immagine di Sé.
Una ricerca condotta da Madeline Helmain e colleghi (Heilman, Wallen, Fuchs e Tamkins, 2004) ha coinvolto alcuni studenti che parteciparono ad un’attività che aveva come obiettivo quello di valutare alcuni candidati per una posizione lavorativa. Vennero fornite delle informazioni sul ruolo aziendale da ricoprire in modo da sbilanciare la descrizione secondo lo stereotipo maschile e fornendo altre informazioni sui dipendenti di quella stessa azienda. Il personale che ambiva a ricoprire il posto al fianco del vicepresidente delle vendite era composto sia da maschi che da femmine con un curriculum vitae che presentava sia punti di forza che aree di criticità . I partecipanti all’esperimento erano chiamati a giudicare i dipendenti secondo la loro competenza professionale e la loro attitudine.
I risultati mostrarono un quadro interessante. Se le capacità erano chiare e ben caratterizzate sia le donne che gli uomini venivano giudicati in modo simile, mentre se tale indice appariva più sfumato i
maschi venivano preferiti alle donne e considerati “più affidabili”.
Quindi si comprende come in una situazione di incertezza sia possibile che le donne subiscano una svalutazione della loro preparazione e della loro competenza. Di qui si evince come uno stereotipo, una convinzione o un’idea possa produrre effetti concreti negativi all’interno di un’organizzazione e di una società complessa come la nostra, che purtroppo presenta ancora troppe contraddizioni.
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Membro della Division 30 Society of Psychological Hypnosis
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
Bibliografia
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