La fibromialgia o sindrome fibromialgica è una patologia reumatica che si caratterizza per la presenza di un dolore cronico diffuso che coinvolge l'apparato muscolo-scheletrico e produce una serie di sintomi di carattere fisico e psicologico. Infatti la fibromialgia, costringendo il paziente ad una convivenza forzata con il dolore, genera uno stato depressivo e l'emergere di problemi di memoria e di attenzione. La sindrome fibromialgica si caratterizza per:
Inoltre la
fibromialgia
si può presentare con l'emicrania, le vertigini, i crampi, ,il formicolio o l’intorpidimento di mani, piedi, braccia o gambe. Sul piano psicologico questa patologia si accompagna con i
disturbi d’ansia
e depressivi, con la difficoltà di concentrazione e i
problemi di memoria. In particolare la persona può presentare una specifica difficoltà nel ricordare le parole, i nomi e sperimenta una sorta di
confusione mentale. Questo fenomeno viene definito “fibro-fog” cioè una sorta di nebbia mentale che complica ulteriormente la vita dei pazienti che soffrono di
fibromialgia. La fibromialgia costringe ad una convivenza con dolore e stanchezza che induce alla depressione ed a un’assenza di progettualità, influendo negativamente sulla
qualità della vita
dei pazienti. La fibromialgia costringe ad una convivenza con dolore e stanchezza che induce depressione e assenza di progettualità, influendo negativamente sulla qualità della vita delle persone che ne risultano affette
Si stima che circa 100 milioni di Statunitensi convivano con qualche forma di
dolore cronico. Una percentuale che supera coloro che sono affetti da altre patologie come ad esempio il diabete, le malattie cardio-vascolari e i tumori. Il trattamento più utilizzato a partire dagli anni ’90 del secolo scorso è stato l’utilizzo di anti-dolorifici ed oppioidi. Ma questo utilizzo massivo di farmaci ha prodotto un effetto paradossale generando spesso forme di dipendenza e ulteriori cronicizzazione del problema. Per questa ragione il “Center for Disease Control and Prevention” ha modificato nel 2016 le linee guida per la prescrizione dei farmaci e quest’azione ha prodotto una diminuzione del 22% delle prescrizioni farmacologiche e soprattutto una maggiore consapevolezza rispetto ai potenziali rischi a cui vanno incontro i pazienti.Questo cambiamento di atteggiamento ha incentivato il mondo medico a ricercare dei
trattamenti alternativi e non farmacologici per gestire il dolore
cronico. La psicologa Beth Darnall (PhD, Professoressa di Psicologia Clinica nel Dipartimento di Anestiologia presso la
Stanford University) e autrice del testo “Psychological Treatments for Patients With Chronic Pain” sostiene che “il dolore deve essere trattato con un modello biopsico-sociale e con un approccio integrato”. Alcune agenzie governative (Il
National Institutes of Health the Department of Veterans Affairs
e il
Department of Defense) hanno investito circa
80 Milioni di Dollari in ricerca per studiare e mettere a punto dei trattamenti efficaci
ed alternativi all’uso dei farmaci in particolare per i veterani di guerra. Secondo il Dott.Sean Mackey (Anestesista e Direttore della Divisione di Medicina del Dolore sempre alla
Stanford University) sta emergendo un crescente interesse verso gli aspetti psico-sociali del dolore grazie anche a una maggiore consapevolezza degli aspetti psicologici da parte del mondo medico. In realtà è da tanti anni che la
ricerca sul trattamento del dolore
viene portata avanti anche sul piano psicologico. Generalmente il trattamento più indicato per affrontare il dolore è la psicoterapia e l'ipnosi basata sull'evidenza in quanto esistono
ricerche che ne confermano l’efficacia. Questo non significa che bisogna escludere altri modelli di intervento che potrebbero comunque portare dei benefici attraverso la presa in carico della componente emozionale.
Grazie ai protocolli di intervento basati sull’approccio
psicoterapeuitco i pazienti possono modificare i loro pensieri
sul dolore ed iniziare a strutturare strategie di coping più efficaci. I programmi basati sulla psicoterapia prevedono una fase
psico-educativa
iniziale in cui il paziente apprende come funziona questa dimensione e diventa, di conseguenza, un soggetto attivo in grado di prendersi cura di se stesso.
Attraverso una revisione della letteratura scientifica la
AHRQ
(Agency for Healthcare Research and Quality,
l’Agenzia per la Ricerca e la Qualità in ambito sanitario) ha scoperto, nel 2018, come la
psicoterapia può portare a dei miglioramenti nel lungo termine nei pazienti
che soffrono di
dolore lombare
e di
fibromialgia. Mentre nel caso del dolore localizzato sul collo, nelle situazioni di artrosi e di dolore all’anca tali miglioramenti non sono stati al momento riscontrati. Esistono anche altri trattamenti efficaci per la
gestione del dolore come ad esempio l’ipnosi
o la riduzione del livello di stress attraverso un incremento del livello di consapevolezza. Nessuno studio, a oggi, ha rilevato danni o effetti collaterali frutto dei diversi trattamenti psicologici e questo in netto contrasto con i problemi che inevitabilmente emergono con l’uso dell’alternativa farmacologica.
Grazie a questi risultati i
medici
hanno iniziato a prescrivere e a
consigliare l’approccio psicologico
ai loro pazienti anche attraverso gruppi di supporto. Attualmente negli Stati Uniti mancano psicologi adeguatamente preparati per affrontare la problematica del dolore e anche nelle
strutture sanitarie questa carenza rappresenta uno dei principali ostacoli alla sua diffusione. Un altro problema riguarda da vicino il sistema sanitario degli USA ovvero il rimborso da parte delle assicurazioni che al momento non coprono il trattamento psicologico del dolore o lo rimborsano in modo minore rispetto ai trattamenti farmacologici.
Sicuramente la
convinzione basata sulle evidenze scientifiche della bontà del trattament
o psicologico
e dell' ipnosi sta motivando a incrementare
la formazione che prevedere forma di investimento orientate a incrementare questa tipologia di servizi. L’obiettivo comune, tra medici e psicologi, è quello di diffondere i benefici di questo genere di trattamento a più pazienti possibili. Secondo il Dott. Beth Darnall l’approccio
psicologico al dolore cronico non è solo un’alternativa alla componente farmacologica
ma un suo trattamento primario e in molti casi di elezione.
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Membro della Division 30 Society of Psychological Hypnosis
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
Bibliografia
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