Uno dei rischi concreti dell’ipnosi gestita da non esperti è quello di produrre dei falsi ricordi inducendo la persona a credere di aver vissuto una specifica esperienza. Tale problematica emerge in particolare quando viene utilizzata la cosiddetta ipnosi regressiva , in questo caso i ricordi rievocati possono essere assolutamente falsi ed è praticamente impossibile verificarne la veridicità. Il Prof. Joseph P. Green (Ohio State University) ha studiato come i suggerimenti che vengono dati durante una sessione di ipnosi possano risultare induttivi e quindi generare nel paziente dei falsi ricordi rispetto a un’esperienza pregressa. I pazienti, infatti, possono anche credere che i ricordi rievocati durante l’ipnosi regressiva possano essere più affidabili rinforzando in questo modo una credenza ingenua che associa l’ipnosi a una sorta di siero della verità. La nostra mente non è equiparabile a un hard disk di un computer!
Purtroppo negli anni ’90 molti terapeuti convinti della bontà di questo uso dell’ipnosi hanno prodotto inavvertitamente, in alcuni pazienti, dei falsi ricordi al punto che alcuni di loro erano convinti di aver subito un abuso in età infantile.
Il medesimo problema potrebbe però emergere nella conduzione di un colloquio psicologico se non si seguono specifici protocolli e una metodologia di intervento che preveda la formulazione di domande “non induttive”. A causa di questa gestione superficiale dell’ipnosi molte persone innocenti sono state accusate ingiustamente di abusi sessuali.
Per questa ragione nel 2007 la
Corte Suprema del Canada
ha stabilito che i ricordi rievocati durante l’ipnosi non venissero più
ammessi come prove proprio a causa della loro inaffidabilità sul piano scientifico. L’ ipnosi in questo caso può produrre anche dei
cambiamenti nei ricordi, farne emergere la convinzione di aver vissuto realmente un’esperienza o indurre la creazione di esperienze mai realmente avvenute. Per questa ragione l’ipnosi deve essere utilizzata in modo professionale con un approccio
evidence based e deve essere usata per questioni terapeutiche.
Inoltre la visione “pop” dell’ipnosi regressiva porta a credere che sia possibile rivivere vite precedenti ma anche in questo caso non esistono prove scientifiche in grado di supportare questo utilizzo dell’ipnosi. Le immagini che emergono, durante questo stato, possono rappresentare solo suggestioni indotte o un insieme di ricordi (ad esempio racconti, film o videogiochi) che portano la persona a credere di aver vissuto una particolare esperienza. Tipicamente durante l’ipnosi regressiva le persone tendono infatti a interpretare personaggi importanti o a ricordare eventi storici di una certa portata. L’uso strumentale di questa tecnica può quindi indurre falsi ricordi e produrre delle difficoltà per la persona che si sottopone a questo uso non professionale dell’ipnosi.
E' evocativo il caso del metronotte Pier Fortunato Zanfretta che fu coinvolto in un presunto caso di incontro del terzo tipo con entità aliene nel 1978 e che venne sottoposto a diverse sessioni di ipnosi regressiva nel tentativo di rievocare quell'esperienza e che produssero probabilmente la creazione di falsi ricordi. Una trasmissione televisiva dedico un servizio proprio a questo tema coinvolgendo Daniele Bossari in un'ipnosi regressiva partendo come spunto dalla trama del videogioco Assassin's Creed e dando nuovamente una visione ascientifica dell'uso di questa metodologia. Purtroppo i media tendono a rinforzare nei "non addetti ai lavori" delle credenze che potrebbero produrre anche un impatto negativo a livello emozionale. Ad esempio la convinzione che un disturbo psicologico possa avere un'origine "traumatica" derivata da una vita precedente o da un'esperienza di abduction ovvero essere rapiti da parte essere extra-terrestri e rallentando così una presa in carico psicologica professionale.
L'ipnosi è una tecnica terapeutica utilizzata per affrontare vari disturbi psicologici, tra cui ansia e fobie specifiche. Esistono diverse forme di ipnosi, tra cui l'ipnosi clinica e l'ipnosi regressiva. È importante comprendere le differenze tra queste metodologie e la loro efficacia nel trattamento dei problemi psicologici:
Le fobie specifiche, come la
paura di volare (aerofobia), possono essere trattate efficacemente con l'ipnosi clinica. Attraverso tecniche di rilassamento e ristrutturazione cognitiva, l'ipnosi clinica aiuta il paziente a modificare le risposte automatiche di paura, promuovendo una maggiore calma e controllo in situazioni precedentemente ansiogene. Al contrario, l'ipnosi regressiva, focalizzandosi su eventi passati non sempre verificabili, non offre un approccio diretto né comprovato per la gestione di tali fobie. In sintesi, mentre l'ipnosi clinica rappresenta un metodo terapeutico valido e supportato da evidenze scientifiche per il trattamento di ansia e fobie specifiche, l'ipnosi regressiva non ha dimostrato la stessa efficacia
ed è associata a potenziali rischi, come l'induzione di falsi ricordi. Pertanto, per affrontare problematiche come l'ansia o la paura di volare, è consigliabile rivolgersi a professionisti qualificati che utilizzino tecniche di ipnosi clinica basate su protocolli scientificamente validati (evidence based).
In sintesi:
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Membro dell'American Psychological Association
Membro della Division 30 Society of Psychological Hypnosis
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
Bibliografia
Joseph P. Green, Steven Jay Lynn, Peter Malinoski. Hypnotic pseudomemories, prehypnotic warnings, and the malleability of suggested memories. First published: 06 January 1999
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