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Macchina della verità. Il test del poligrafo funziona?

ago 14, 2021

Siamo abituati a vedere il “test del poligrafo”, ovvero la macchina della verità, in tantissimi film e serie americane. Ma nella realtà questo strumento non sembra in grado di riconoscere un bugiardo.

La macchina della verità funziona?

La macchina della verità: funziona veramente il test del poligrafo?

L’idea di poter individuare chi mente con assoluta precisione è un desiderio più che comprensibile soprattutto quando si tratta di identificare un criminale. Negli USA è consuetudine utilizzare la “macchina della verità” che dovrebbe garantire una risposta “scientifica” sull’onestà di un potenziale indagato. Gli psicologi hanno spesso sollevato il dubbio che questo strumento sia effettivamente valido. Gli indici fisiologici che vengono analizzati potrebbero non essere sufficienti per valutare se la persona sta dicendo o meno la verità. Non esiste una reazione fisiologica specifica in grado di rilevare l’inganno e di conseguenza è difficile, se non impossibile, confermare sul piano scientifico la validità della “macchina della verità”.
La documentazione che abbiamo oggi a disposizione e che è stata redatta dal NRC (National Research Council) non è stata in grado di confermare la bontà di questo strumento. Bisogna ricordare che hanno fatto parte del panel di ricerca anche degli psicologi tra cui il noto esperto a livello internazionale di comunicazione non verbale Paul Ekman. Non è la prima volta che dei ricercatori mettono in dubbio l’efficacia della macchina della verità. Nel 1998 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso, ad esempio, di non accettare delle prove relative al test del poligrafo, adducendo come motivazione il fatto che mancasse la certezza scientifica dei risultati ottenuti. Questa sentenza ha prodotto un effetto concreto dato che l’uso del poligrafo è stato limitato e ridotto rispetto al passato.


La macchina della verità funziona

Come capire se qualcuno sta mentendo?

Non è semplice capire se una persona sta mentendo o meno ma a differenza di qualche decennio fa oggi abbiamo a disposizione maggiori evidenze scientifiche e software che possono aiutare a comprendere se una persona è onesta o bugiarda. E’ importante sottolineare come l’approccio non sia di tipo deterministico ma probabilistico. Questo significa che possiamo ottenere un’accuratezza che va oltre il caso ma solo a patto di avere uno specifico addestramento e di utilizzare delle strategie validate sul piano scientifico. Normalmente le persone non sono in grado di riconoscere un bugiardo e la loro capacità non va oltre il 50%. Questo può anche accadere per persone esperte che lavorano nelle forze dell’ordine. Infatti la quantità di variabili da tenere in considerazione è enorme e comprende sia gli aspetti di contenuto (il linguaggio, le espressioni verbali) che la dimensione paraverbale e non verbale. Inoltre non esistono dei segni univoci in grado di permettere di comprendere se una persona sta mentendo.

Per chi è affascinato da questo tipo di lavoro è importante che sappia che è necessario avere una solida base teorica e pratica e questo richiede un lungo e costante training. Purtroppo molti corsi e molti libri di “pop psychology” promettono di diventare facilmente esperti in questo campo. In realtà non è così semplice altrimenti lo farebbero tutti! Infatti questa illusione potrebbe produrre degli effetti concreti in ambito personale e professionale portando le persone a credere di poter individuare un bugiardo partendo da semplici gesti (ad es. la stretta di mano, piuttosto che dei segnali di chiusura). Far riferimento alla scienza psicologica è fondamentale per poter affrontare con serietà questo argomento.

Dott.Igor Graziato

Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy

Ipnosi Clinica Evidence Based

Membro dell'American Psychological Association

Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte

Riferimenti scientifici sulla macchina della verità
  • Abrams, S. (1975). A response to Lykken on the polygraph. American Psychologist, 30(6), 709–711.
  • Lykken, D. T. (1960). The validity of the guilty knowledge technique: The effects of faking. Journal of Applied Psychology, 44(4), 258–262.
  • Hunt, H. F. (1946). Review of Lie detection and criminal interrogation [Review of the book Lie detection and criminal interrogation, by F. E. Inbau]. Journal of Applied Psychology, 30(2), 193–194.
  • Iacono, W. G., & Lykken, D. T. (1997). The validity of the lie detector: Two surveys of scientific opinion. Journal of Applied Psychology, 82(3), 426–433.
  • Iacono, W. G., & Ben-Shakhar, G. (2019). Current status of forensic lie detection with the comparison question technique: An update of the 2003 National Academy of Sciences report on polygraph testing. Law and Human Behavior, 43(1), 86–98.
  • Myers, B., Latter, R., & Abdollahi-Arena, M. K. (2006). The Court of Public Opinion: Lay Perceptions of Polygraph Testing. Law and Human Behavior, 30(4), 509–523.

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