Il comportamento aggressivo da parte di un conducente di un’automobile rischia di provocare dei seri incidenti dato che la rabbia rappresenta uno dei fattori di rischio più trascurati quando si parla di sicurezza stradale.
Le manifestazioni di rabbia più comuni che osserviamo sulle strade riguardano, ad esempio, l’accelerare o il frenare in modo improvviso, l’utilizzare in modo esagerato gli abbaglianti e il clacson, il fare volutamente delle manovre spericolate e ovviamente gli insulti e i gestacci. Lo stress alla guida è legato a situazioni frustranti come il rimanere bloccati nel traffico o il trovarsi dietro un conducente inesperto o lento. Potremmo credere che questi comportamenti aggressivi riguardino solo le persone maleducate, ma nella realtà la perdita del controllo delle emozioni alla guida è un fenomeno del tutto trasversale. Sarete sicuramente stati testimoni di genitori che inveiscono pur avendo dei bambini a bordo o signore anziane, apparentemente innocue, che si comportano in modo aggressivo magari tagliando la strada improvvisamente.
Uno degli elementi che può favorire l’emergere della rabbia è la sensazione di sicurezza generata dal trovarsi all’interno dell’abitacolo. Secondo diverse ricerche in ambito psicologico gli automobilisti sviluppano un senso dell’anonimato che riduce la dimensione empatica e altera, di conseguenza, il rapporto con gli altri conducenti. L’automobile stimola un senso di protezione e rende più complesse le interazioni umane. Proprio per questa ragione i finestrini oscurati possono incrementare l’emergere di comportamenti aggressivi dato che rendono meno semplice il riconoscimento reciproco.
Come mai anche le persone calme e tranquille possono perdere il controllo della rabbia al volante?
Secondo lo psicologo Raymond Novaco (università dell’indiana) l’auto rappresenta anche un simbolo di potere e le strade si trasformano così in un’arena competitiva dove i conducenti si sfidano, in modo più o meno inconsapevole, al volante. Le dimensioni del veicolo e il suo stesso brand possono quindi innescare un effetto alone che mette a rischio la sicurezza di tutti. Il senso di onnipotenza che qualche automobilista può sperimentare rischia di ridurre la percezione del rischio e stimolare l’emergere di comportamenti pericolosi. Sul piano psicologico è possibile quindi che si inneschi un circolo vizioso e che lo stesso mezzo rinforzi un comportamento poco sicuro alla guida da parte del conducente.
Uno degli stereotipi più diffusi riguarda il fatto che gli anziani rappresentino una minaccia alla guida di un’automobile. Nella realtà, secondo quanto riporta il NHTSA (National Highway Traffic Safety Association), solo l’8% delle persone con più di 65 anni sono rimaste ferite o coinvolte in un incidente stradale. Inoltre, in genere, chi causa gli incidenti è una persona giovane, inesperta e poco attenta alla sicurezza stradale. Se da un lato le abilità cognitive e l’attenzione tendono a peggiorare con l’età d’altro canto l’esperienza di un conducente aumenta con il trascorrere degli anni. La ricerca scientifica in ambito psicologico evidenzia che l’invecchiamento può essere preservato mantenendosi attivi e molte abilità come il guidare non solo possono essere mantenute ma addirittura possono migliorare. Ovviamente i riflessi, l’attenzione o l’abilità in alcune manovre può peggiorare con la vecchiaia, ma questo non rende per forza le persone anziane più pericolose. L’abilità di guidare può essere mantenuta grazie all’esercizio e anche magari frequentando dei corsi specifici di aggiornamento per gli over 70. Le limitazioni e le restrizioni alla guida dovrebbero essere basate esclusivamente sulla capacità di guidare un autoveicolo, sulla quantità di infrazioni e di incidenti e non sull’età. La principale causa di morte negli anziani sono le malattie cardiache e non gli incidenti stradali, mentre i giovani rischiano in modo maggiore la vita sulle strade dato che sono i più coinvolti negli eventi fatali.
Gil anziani sono davvero pericolosi alla guida?
I giovani conducenti sono coloro che vengono maggiormente coinvolti negli incidenti stradali spesso dall’esito fatale. La poca esperienza di guida, la scarsa percezione del rischio e il consumo di alcol o di sostanze sono i fattori che alimentano questo problema. L’esperienza alla guida gioca un ruolo fondamentale anche nella capacità di prendere le decisioni giuste in tempo utile. Malgrado lo sviluppo cognitivo e il ragionamento logico siano già sviluppati verso i 15 anni va detto che le capacità psico-sociali, la percezione del rischio e altre competenze in realtà richiedono un tempo maggiore per formarsi. Gli adolescenti possono prendere delle decisioni mature soprattutto quando l’influenza del gruppo dei pari è ridotto al minimo. In presenza dei coetanei, o nel caso di una forte attivazione emotiva (come ad esempio mettersi alla guida di una nuova auto o andare a una festa riducono in modo sensibile la capacità di giudizio. Per aumentare la sicurezza stradale, oltre ai controlli e all’applicazione di leggi severe, sarebbe opportuno lavorare sulla preparazione e sulla formazione dei futuri patentati. L’esperienza negli Stati Uniti ha mostrato come prestare una particolare attenzione a questi aspetti può ridurre dell’11% il rischio di incidenti stradali soprattutto in questa fascia di età.
Rimanere attenti al volante è più difficile di quanto si possa immaginare. I fattori di distrazione sono sempre esistiti ma è innegabile che oggi la tecnologia digitale abbia incrementato in modo significativo il rischio di distrarsi alla guida. Le notifiche che provengono dallo smartphone, il navigatore e altri strumenti tecnologici presenti sull’auto possono aumentare il rischio di distrazione alla guida. Ma è importante ricordare che l’attenzione è sempre una risorsa limitata. L’essere umano tende a perdere la concentrazione in modo del tutto fisiologico e questo fenomeno è la causa di circa il 50% degli incidenti mortali. I ricercatori hanno individuato quattro macro categorie di distrattori:
Gli studi che abbiamo a disposizione mostrano come questi fattori distrattivi incidano in modo differente sul comportamento del guidatore. Ad esempio le distrazioni visive comportano dei seri problemi nella gestione dello sterzo e sulla capacità di rimanere lungo la propria corsia, mentre quelli di carattere cognitivo comportano una riduzione della capacità di mantenere la distanza di sicurezza. Quando un essere umano esegue un compito mentale complesso tende a tenere gli occhi fissi sul centro della strada piuttosto che eseguire una “scansione” dell’intera superficie stradale come avviene normalmente. Inoltre la tecnologia digitale rischia di produrre ogni tipologia di distrazione: visiva, uditiva e cognitiva. La curiosità umana ha quasi sempre la meglio su tutti gli altri fattori così una notifica di WhatsApp rischia di compromettere seriamente la sicurezza stradale. D’altro canto, i navigatori GPS rappresentano uno strumento che migliora la sicurezza stradale rispetto alle tradizionali mappe o ai tentativi di orientarsi attraverso le indicazioni stradali. L’importante è che questo tipo di software sia progettato in funzione delle caratteristiche cognitive dell’essere umano.
Secondo alcuni studi l’esecuzione di compiti uditivi e visivi semplici può produrre un rallentamento nei tempi di reazione di circa 175 millisecondi. Può sembrare un valore trascurabile ma se si procede ad una velocità di 100 KM/h questo effetto distraente può causare un incidente grave. In base all’analisi dei tabulati telefonici è stato possibile verificare come l’uso del telefono cellulare incrementa di ben quattro volte il rischio di avere un incidente in auto. I messaggi di testo provenienti da WhatsApp o da altri sistemi di messaggistica,rappresentano un’altra seria minaccia alla sicurezza stradale. Leggere o addirittura scrivere un messaggio comporta una riduzione significativa dell’attenzione verso la strada, ma è la stessa cosa che può accadere mentre si cerca di sistemare qualsiasi altro dispositivo digitale o analogico presente in auto. Anche le telefonate effettuate con il vivavoce rappresentano un fattore di rischio così come i messaggi vocali.
Le auto moderne montano dei sistemi di sicurezza che consentono, almeno potenzialmente, di incrementare la sicurezza sulla strada. Ma questo problema non riguarda solo la tecnologia ma l’interazione di questa con l’essere umano. Un sistema digitale deve essere progettato in funzione delle caratteristiche cognitive ed emozionali che caratterizzano il conducente di un’auto e non solo dalla prospettiva del progettista o della sua visione “ingenua” del funzionamento mentale. Questo è l’anello debole che emerge con una certa frequenza negli incidenti.
Una ricerca che ha coinvolto 240 conducenti effettuata lungo un’autostrada a due corsie ha analizzato il comportamento dei guidatori secondo diverse variabili come: un cartello che riportava il limite di velocità, un segnale che indicava la presenza di un autovelox e infine un veicolo della polizia. Dall’analisi dei dati è emerso che solo la presenza di una pattuglia della polizia aveva generato una sensibile riduzione della velocità dei veicoli. La preoccupazione di subire un controllo e di essere multati rappresenta in questo caso un deterrente più efficace dei segnali stradali. E’ difficile modificare il comportamento dei conducenti come far leva sulle altre motivazioni. Per affrontare il problema della sicurezza stradale è quindi necessario un intervento multi disciplinare in modo che anche le sanzioni e il controllo sulle strade possano rappresentare un ottimo deterrente. Inoltre è anche importante lavorare sulla formazione alla guida dei giovani, magari utilizzando dei sistemi di realtà virtuale che potrebbero incrementare più efficacemente l’abilità di guida e migliorare la consapevolezza delle conseguenze di certi comportamenti sulla strada. La sicurezza rappresenta sempre un problema complesso da affrontare.
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Membro della Division 30 Society of Psychological Hypnosis
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
Riferimenti scientifici
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