Claustrofobia deriva dal latino claustrum che significa “luogo chiuso” e dal greco φόβος, phóbos, ovveoro "panico, paura". La claustrofobia può presentarsi in tante situazioni diverse come quando si prende un ascensore, un aereo o bisogna affrontare un esame medico come ad esempio una TAC o una risonanza magnetica. La prima cosa che è importante sapere è che una fobia specifica (come la claustrofobia) si manifesta a prescindere dal coraggio o dalla volontà dell’individuo. Infatti, i meccanismi celebrali che sono coinvolti in una fobia sono al di sotto del livello della consapevolezza; ed è per questo che esistono persone ritenute coraggiose, secondo lo stereotipo sociale, che possono svenire durante un prelievo del sangue (ematofobia). Una fobia si supera con uno specifico trattamento di psicoterapia breve che può essere supportato sia dall’ipnosi sia dall’uso della VRT Virtual Reality Therapy ovvero la terapia con la realtà virtuale.
Secondo gli studi scientifici più recenti in ambito psicologico la
claustrofobia si sviluppa sia attraverso un evento traumatico vissuto direttamente dalla persona sia attraverso altri meccanismi (alle volte è sufficiente osservare le
reazioni di una figura adulta in una determinata situazione per apprendere e interiorizzare un dato schema comportamentale). Inoltre, chi soffre di
claustrofobia è soggetto ad una percezione errata degli spazi. Infatti la persona considera gli spazi molto più ristretti del normale e questo è un
trigger (uno stimolo) più che sufficiente per generare una risposta di ansia e un comportamento di fuga. Tutte le
fobie inducono le persone a percepire il mondo in modo distorto. L’ansia è in grado di bloccare e ridurre le capacità cognitive, le capacità di valutazione e può portare ad errate conclusioni. Ad esempio, una persona che teme di perdere il controllo della propria automobile potrebbe
percepire come più inclinati i ponti di quanto lo siano in realtà, sentire in modo più intenso una lieve turbolenza in aereo o avvertire come molto più limitati gli spazi a disposizione in un ascensore. Gli studi evidenziano come la
claustrofobia sia in grado di modificare le capacità percettive, cognitive e addirittura le stime relative allo spazio a disposizione. Paradossalmente avere a disposizione uno spazio ampio può innescare dei pensieri catastrofici. Ad esempio, salire su un treno vuoto può portare chi soffre di claustrofobia a immaginare che cosa accadrà quando saliranno altri passeggeri e il suo spazio sarà limitato. Questo tipo di
pensiero è più che sufficiente per innescare una risposta emozionale importante. La
claustrofobia è una fobia piuttosto diffusa, si calcola che circa il 12/13% della popolazione soffra di questa paura irrazionale per gli spazi chiusi. Inoltre circa il 75% dei soggetti con claustrofobia temono più di una situazione (ad esempio i tunnel, gli ascensori ecc). In sintesi la claustrofobia si genera:
Come tutte le difficoltà psicologiche anche la claustrofobia può trovare una spiegazione di carattere genetico, ma come sempre l’insorgere di una patologia psicologia rappresenta sempre l’insieme di tantissimi fattori e variabili. Sicuramente l’ambiente familiare gioca un ruolo fondamentale nella genesi di molte fragilità psicologiche.
Molte delle nostre paure sono più che ragionevoli e ci aiutano a sopravvivere. Se non temessimo l’altezza il rischio sarebbe quello di commettere prima o poi qualche imprudenza fatale. Infatti, chi pratica degli sport estremi rischia di sentirsi troppo sicuro, di percepire solo l’adrenalina e banalmente di esporsi a situazioni pericolose. Un paracadutista provetto potrebbe arrivare a eseguire manovre sempre più rischiose evitando di seguire le procedure di sicurezza previste. La fobia invece è qualcosa di completamente diverso: si tratta di una paura irrazionale per un oggetto o una situazione. Il livello di paura sperimentata da una persona che soffre di una fobia è molto più elevato del potenziale pericolo reale. Ad esempio chi soffre di aracnofobia (la paura per i ragni) potrebbe entrare in ansia alla vista di un piccolo ragnetto sul cruscotto dell’auto arrivando al punto di commettere qualche manovra pericolosa mentre sta guidando. Le fobie limitano l’esistenza, riducono l’autostima, incrementano il senso di inferiorità e di vergogna e mettono a dura prova le relazioni interpersonali e anche la propria vita professionale.
Sintomi fisici:
Nel caso dei bambini compare spesso il pianto incontrollato, l’attaccamento verso una figura adulta, il fatto di chiudere gli occhi o il rimanere completamente bloccato e immobile. Emergono anche i tipici comportamenti di evitamento come il tentativo di prendere a tutti i costi le scale piuttosto che l’ascensore. Questo comportamento si osserva anche negli adulti.
Sintomi emotivi:
Quando accade tutto ciò la persona comprende che la sua paura è irrazionale ma non riesce a superarla. Questo incrementa un pericoloso circolo vizioso che tende a far peggiorare le condizioni psicologiche della persona.
Come ho già indicato è fondamentale evitare ogni forma di auto-diagnosi ed è necessario rivolgersi a uno psicologo-psicoterapeuta. Infatti attraverso un assessment psicologico, ovvero con un colloquio e l’uso di test psicologici specifici e validati scientificamente, sarà possibile comprendere se il tuo disagio è legato ad una normale paura, a una condizione medica generale che richiederà ulteriori approfondimenti o a un disturbo psicologico. In seguito troverai alcuni criteri diagnostici che possono aiutarti a focalizzare meglio il tuo problema senza ovviamente voler sostituire una diagnosi effettuata da un professionista.
In generale le persone che soffrono di claustrofobia presentano alcuni sintomi tipici come:
Infine, la
claustrofobia deve interferire in modo significativo con la qualità della vita, con la dimensione sociale, relazionale e professionale.
Oggi, oltre alla psicoterapia e all’ipnosi, è possibile utilizzare la VRT (Virtual Reality Therapy) ovvero la terapia con la realtà virtuale. Questo tipo di trattamento è basato su evidenze scientifiche ed è in grado di produrre dei risultati significativi aiutando la persona a superare la claustrofobia. Infatti, la realtà virtuale risulta efficace anche senza l’assunzione di farmaci e può garantire un risultato persistente nel tempo. L’innovazione tecnologica oggi mette a disposizione dello psicologo e dello psicoterapeuta degli strumenti nuovi che permettono di trattare con maggiore efficacia una fobia rendendo anche più confortevole il percorso di cura. Grazie alla “terapia dell’esposizione”, realizzata con la Realtà Virtuale, al lavoro sulla dimensione cognitiva (le convinzioni, i pensieri catastrofici e il dialogo interno) e all’ausilio delle tecniche di rilassamento sono certo che potrai affrontare la tua fobia.
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
Riferimenti scientifici
Grazie per aver contattato lo Studio RPStrategy©. Ti risponderemo entro 24 ore.
Ci spiace ma c'è stato un errore imprevisto. Ti chiediamo la cortesia di riprovare oppure ti inviare un'email a info@rpstrategy.it
Inviando una richiesta si dichiara di aver letto il disclaimer sulla privacy e si autorizza lo studio RPStrategy© ad elaborare una risposta.
Rock Paper Scissors Strategy®
è un marchio registrato.
E’ vietata la riproduzione del marchio e dei contenuti, immagini e qualsiasi altra forma di comunicazione soggetta a copyright. N. Registrazione 0001536494 aprile 2013
RPStrategy®
Positive Strategy for Best Life
Studio di Psicologia RPStrategy®
del Dott.Igor Graziato
IT 08222720016
Sede legale:
Via Orazio Antinori 8
10128 Torino
RICEVO A TORINO
E ONLINE
Via Orazio Antinori, 8 10128 Torino
Tel. (+39) 347 1000224
PEC: igor.graziato@pec.it