Nel campo della psicologia e della psichiatria, diagnosticare un disturbo mentale può essere una sfida alle volte complessa. La diagnosi richiede un approfondito colloquio clinico con il paziente e l’uso di strumenti come i test e i questionari che possono aiutare a valutare i sintomi della persona. Il DSM (l’acronimo di Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders ovvero del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) è uno strumento utilizzato dai professionisti per diagnosticare i problemi psicologici e psichiatrici. Il DSM fornisce delle indicazioni specifiche per ogni disturbo ed aiuta a stabilire se il paziente soddisfa o meno tali criteri. L’approccio in questo caso viene definito nosografico ma una diagnosi richiede una serie di ulteriori passaggi dato che non è sufficiente questo tipo di classificazione per inquadrare una problematica psicologica. Per questa ragione la diagnosi non può mai basarsi solo sui criteri forniti dal DSM o su qualsiasi altro sistema di classificazione (come ad esempio ICD-11 International Classification of Diseases). È importante considerare anche le esperienze individuali del paziente, la sua storia di vita, i life events, i meccanismi di difesa, le strategie di coping, il contesto familiare, la dimensione culturale ed altri fattori significativi attraverso un approccio biopsicosociale. Per questa ragione il professionista deve effettuare un ulteriore passaggio ovvero dare significato all’inquadramento diagnostico, condividerlo con il paziente e soprattutto definire un progetto psicoterapeutico personalizzato per sostenerlo nei processi di cambiamento e di consapevolezza. È fondamentale che la diagnosi sia accurata poiché questa influisce sul trattamento che viene offerto al paziente. Ovviamente se la diagnosi fosse errata, il percorso potrebbe non funzionare o addirittura peggiorare lo stato di salute mentale. Fare una diagnosi in ambito psicologico richiede tempo ed esperienza da parte del professionista coinvolti nel processo. Infine, è importante ricordare che ogni individuo ha bisogno di un approccio personalizzato per affrontare al meglio il suo disturbo psicologico.
Il labeling, (traducibile in italiano con “etichettatura”), è un processo attraverso il quale una persona viene identificata e definita sulla base di una diagnosi psichiatrica. Sebbene la definizione diagnostica possa aiutare a comprendere meglio i sintomi e ad accedere alla giusta cura, ci sono anche dei rischi associati all’applicazione rigida di una diagnosi. Uno dei principali rischi del labeling è che esso può portare a stereotipi e pregiudizi nei confronti del paziente. Ad esempio, se a qualcuno viene diagnosticata con una malattia mentale come la schizofrenia o la depressione maggiore, potrebbe essere visto come instabile o addirittura pericoloso dalla società. Il labeling può portare i pazienti ad aver meno fiducia nella propria capacità di guarire e peggiorare l’aderenza ai trattamenti. Quando una persona si vede attribuire un’etichetta negativa come “psicotico” o “borderline”, può sentirsi incapace di affrontare il proprio disturbo mentale. In generale bisogna fare molta attenzione nell’utilizzo delle etichette psichiatriche poiché lo scopo di una psicodiagnosi è quella di fornire al paziente i migliori trattamenti disponibili.
Le condizioni di salute mentale possono evolversi con il passare del tempo e questo potrebbe comportare ad una revisione della diagnosi iniziale. La psicodiagnosi non dovrebbe mai essere vista come qualcosa di definitivo o immutabile. L'etichetta data ad un individuo non dovrebbe diventare la sua identità e la persona dovrebbe sempre avere l'opportunità di esplorare possibili nuove prospettive sulla propria salute mentale. È importante ricordarsi che ogni persona è diversa ed unica nella sua esperienza con i disturbi psicologici. Secondo una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet Psychiatry nel 50% dei casi viene diagnosticato, dopo dieci anni, un disturbo diverso da quello iniziale. Per ottenere questi risultati i ricercatori hanno analizzato un campione composto da quasi 185.000 pazienti adulti che avevano ricevuto una diagnosi psichiatrica tra il 1995 e il 2018. A distanza di anni la diagnosi era mutata e questi cambiamenti riguardavano in prevalenza i disturbi severi come la psicosi, la dipendenza e la depressione. Viceversa, le diagnosi che rimanevano più stabili erano le disabilità funzionali, i disturbi alimentari e i disturbi sessuali. Per questa ragione è importante informare, durante un ricovero, sia il paziente che il care giver sul grado di incertezza diagnostica iniziale e di specificare come alcune patologie potrebbero essere soggette a successive evoluzioni. Come tutte le discipline scientifiche anche la psicologia e la psichiatria si avvalgono di un approccio probabilistico e per questa ragione è fondamentale analizzare costantemente l’evoluzione di un problema emozionale ed evitare di giungere troppo rapidamente a delle conclusioni diagnostiche definitive.
In sintesi, la psicodiagnosi è un processo complesso che richiede strumenti specifici e una valutazione attenta dei segni e dei sintomi del paziente. Tuttavia, è importante ricordare che le etichette diagnostiche non definiscono completamente la persona e non sempre rispecchiano completamente il quadro clinico. Per questo motivo, i professionisti della salute mentale dovrebbero impegnarsi a fornire ai pazienti informazioni chiare e complete sulla loro condizione, spiegando i possibili effetti del trattamento farmacologico o terapeutico. Dovrebbero lavorare insieme al paziente per creare un piano di cura personalizzato basato sulle sue esigenze individuali. Infine, l'obiettivo finale della diagnosi dovrebbe essere quello di aiutare il paziente a comprendere il suo disturbo in modo da poterlo gestire meglio nella vita quotidiana ed eventualmente superarlo. Con la giusta assistenza medica e terapeutica, molte persone con problemi psicologici anche gravi possono migliorare significativamente la loro qualità di vita e trovare una maggiore felicità e serenità interiore.
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
Bibliografia
Terese Sara Høj Jørgensen, PhD, Prof Merete Osler, MD DMSc, Prof Martin Balslev Jorgensen, MD DMSc e Anders Jorgensen, MD PhD. Mapping diagnostic trajectories from the first hospital diagnosis of a psychiatric disorder: a Danish nationwide cohort study using sequence analysis. The Lancet Psychiatry Articles| Volume 10, ISSUE 1, P12-20, January 2023
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