La creatività è la capacità di produrre idee originali, di trovare delle soluzioni a dei problemi complessi ed è l’abilità di definire e strutturare in modo nuovo le conoscenze e le esperienze acquisite. Esistono migliaia e migliaia di corsi e di libri che cercano (o pretendono) di insegnare come essere creativi. Ma non è semplice comprendere e definire la creatività. Oggi, grazie alla ricerca scientifica in ambito psicologico, è possibile comprendere meglio i meccanismi che si celano dietro la creatività.
Lo stato ipnagogico è quel momento in cui la nostra mente è sospesa tra lo stato di veglia e quello di sonno. Le immagini in questa fase iniziano a farsi confuse e il pensiero sembra perdere la direzione razionale. In questa fase molte persone hanno sperimentato il nascere di idee originali e di soluzioni a problemi complessi. Uno dei casi più noti nella storia della scienza è quello del chimico tedesco August Kekulé che avrebbe intuito la formula di struttura del benzene in uno stato mentale particolare. In una sera d’estate mentre si stava recando su una carrozza trainata da dei cavalli a trovare un amico, si assopì, e vide letteralmente delle forme danzare davanti ai suoi occhi mentre qualche tempo dopo si addormentò davanti a un caminetto e vide chiaramente gli atomi unirsi in una forma specifica. Al risveglio cercò di riprodurre quanto aveva sognato giungendo a comprendere la formula del benzene.
Grazie a uno strumento denominato “Dormio” sviluppato dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) è possibile monitorare con estrema precisione il passaggio tra la veglia e il sonno. Le persone possono essere così risvegliate e annotare le idee creative che emergono durante la fase ipnagogica. Alcuni semplici esperimenti hanno confermato che il cervello risulta molto più creativo proprio in questa fase di transizione un po’ come avviene anche quando si sogna. La creatività può contribuire sia alla ricerca scientifica che al successo personale ed è proprio per questa ragione che sia la psicologia che le neuroscienze stanno studiando in modo approfondito il tema. Infatti le persone traggono enormi benefici dalla creatività anche in ambito psicoterapeutico dato che questo stato mentale gli consente di osservare il mondo e i problemi da una nuova prospettiva. E’ grazie alla creatività che è possibile far progredire l’umanità ma anche intrattenere e divertire. E’ dal 1950 che la psicologia si occupa in modo scientifico della creatività grazie agli studi di Joy Paul Guilford. All’inizio gli psicologi si focalizzarono soprattutto sull’analisi dei tratti di personalità che potevano correlare con la creatività e sui processi cognitivi. Oggi grazie alle tecniche di neuroimaging che consentono di osservare come funziona il cervello in modo dinamico è possibile avere un quadro scientifico di come funziona la creatività.
Il test degli “usi alternativi” ideato da J.P. Guilford invita le persone ad immaginare degli utilizzi alternativi di un oggetto comune come una penna o un mattone. In teoria le persone creative dovrebbero essere in grado di individuare delle soluzioni originali. Ma siamo davvero di fronte a un atto creativo? Inoltre quanto emerge da questo test è applicabile nel mondo reale? Per cercare di rispondere a queste domande oggi abbiamo a disposizione le tecniche di neuroimaging che consentono ai ricercatori di osservare il cervello in azione. L’atto creativo sembra coinvolgere due aree celebrali principali in un certo senso in contrapposizione ma che nella realtà lavorano in armonia. Quando il cervello è impegnato in un atto creativo utilizza, sia una parte più razionale coinvolta nelle funzioni esecutive come la pianificazione e il problem solving, che un’altra area che risulta attiva durante i cosiddetti “sogni ad occhi aperti”. La cooperazione tra queste due aree celebrali ovvero di due sistemi antagonisti che raramente lavorano insieme, potrebbe rappresentare la spiegazione di come funziona il fenomeno creativo.
Dato che esistono delle significative differenze individuali è anche probabile che l’azione creativa possa coinvolgere due diversi sistemi di elaborazione. Gli scienziati cognitivi hanno individuato la presenza di due stili di pensiero:
A livello evolutivo è normale che questi due sistemi possano esistere dato che l’essere umano ha sia bisogno di prendere decisioni rapide che di approfondire un dato tema. L’atto creativo può utilizzare entrambi i sistemi oppure una combinazione di entrambi.
Grazie a uno studio condotto sui musicisti jazz si è scoperto che i pianisti più creativi erano anche quelli che avevano una maggiore conoscenza, competenza ed esperienza musicale. La ragione è per certi versi semplice. Un musicista con grande esperienza sfrutta dei processi mentali inconsci che hanno origine nella porzione posteriore sinistra del cervello. Mentre coloro che sono meno esperti cercano di costruire delle melodie creative attivando però delle altre parti del cervello soprattutto dell’area frontale. Così l’improvvisazione dei musicisti meno esperti risultava meno spontanea, meno piacevole e meno creativa. Questo studio conferma la presenza di due percorsi distinti che possono attivare dei processi creativi. Viene così a cadere l’illusione che la creatività sia una funzione semplicemente legata all’originalità. Senza una formazione specifica, un duro training e tanta applicazione non è possibile essere veramente creativi. Ad esempio, un pittore ha bisogno di acquisire una tecnica specifica e di fare tantissima pratica prima di poter tradurre la sua visione creativa in realtà. La stessa regola vale tanto per un artista che per un ricercatore. Le idee creative sembrano comparire in alcuni momenti specifici soprattutto quando non stiamo pensando in modo attivo alla soluzione di un problema. Ma non tutte le intuizioni sono sempre delle buone idee e un’idea creativa da sola non basta.
Le persone estroverse tendono ad essere più creative delle altre. L’apertura verso nuove esperienze, la curiosità e la capacità di approfondire un argomento sono tutti fattori che si ritrovano negli individui creativi. Un modo per cercare di migliorare la tua creatività è quello di lasciar vagare la mente in modo simile a come avviene durante un sogno o nella fase di addormentamento detta ipnagogica. Sognare a occhi aperti potrebbe favorire lo sviluppo di connessioni tra le reti celebrali che normalmente non cooperano tra di loro. Le persone che immaginano visivamente i loro futuro riescono anche ad ottenere dei risultati artistici più brillanti e una maggiore capacità di insight nel risolvere i problemi. Gli individui che tendono ad essere molto razionali rischiano di essere poco originali. Anche il contesto è importante infatti lavorare in un openspace o isolati dentro una stanza in smartworking può ridurre le capacità creative. Dedicarsi a hobby creativi, trascorrere del tempo in attività piacevoli può aumentare l’originalità del pensiero. Per diventare creativi serve però molto impegno, dedizione e capacità. Non si diventa creativi improvvisamente, infatti come per tutte le attività umane il tempo e l’impegno sono un fattore fondamentale per produrre un cambiamento.
La creatività richiede impegno: le persone credono ingenuamente che la creatività sia una dote naturale e che arrivi spontaneamente. Ma per essere veramente delle persone originali è necessaria tantissima pratica. La capacità di problem solving si basa su una solida conoscenza.
Il modo migliore diventare creativi è permettersi di esplorare e sperimentare liberamente senza timore di fare errori.
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
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