Molte persone sperimentano un senso di difficoltà psicologico durante i cambi di stagione, diventano più irascibili, nervosi e l’umore tende a peggiorare. Si calcola che circa il 6% della popolazione soffra del cosiddetto “Disturbo affettivo stagionale” meglio noto come SAD (Seasonal Affective Disorder un termine coniato dallo psichiatra Norman Rosenthal) ovvero una forma di depressione che colpisce soprattutto durante i mesi invernali.
Questo disturbo è stato scoperto negli anni ’80 anche se non è ancora chiara la sua eziopatogenesi. Per gli individui che soffrono di questo problema i
mesi invernali
diventano difficili da affrontare e da superare. I fattori che possono determinare la depressione stagionale
sono collegati alla
minore quantità di luce disponibile
durante il giorno, al passaggio dall’ora legale a quella solare e alla riduzione delle temperature. La
carenza di luce naturale
ha un impatto severo sull’umore dato che può incidere sul rilascio della
melatonina.
Questo disturbo è una forma di depressione di rilevanza clinica che è legata al cambio di stagione. Si manifesta in particolare in alcuni mesi dell’anno (solitamente quelli invernali) e si modifica in uno stato di attivazione (se non di una vera e propria mania o ipomania) durante le stagioni primaverili ed estive. Spesso le persone che soffrono di questo disturbo non ricevono una diagnosi specifica e rischiano di trascinare questo problema per anni senza ricevere le cure adeguate. La SAD è una forma diversa di depressione dato che il suo andamento è tipicamente ciclico ed è correlato con il variare delle stagioni.
Il Disturbo Affettivo Stagionale presenta più o meni gli stessi sintomi della Depressione Maggiore come ad esempio:
Nei casi più gravi possono comparire anche dei
pensieri ricorrenti legati alla morte
o al suicidio. Un episodio di SAD può arrivare a
durare anche cinque mesi
generando un impatto severo sullo stile di vita. Come abbiamo sottolineato i
sintomi della depressione stagionale tendono a presentarsi quando le giornate iniziano ad accorciarsi
e le temperature iniziano a calare, quindi verso la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Inoltre,
il passaggio dall’ora legale a quella solare tende ad innescare una serie di sintomi tipici della SAD. L’avvicinarsi poi al periodo di Natale amplifica il senso di disagio e di fatica. La comunicazione mediatica, il riferimento costante a un periodo di vacanza che deve essere “gioioso” e il senso di festa diffuso rischiano di incrementare il senso di disagio e di inadeguatezza delle
persone che soffrono di depressione.
Normalmente a dicembre
aumentano anche le situazioni sociali, cene aziendali e con gli amici
e di conseguenza la pressione esterna che spinge a dover partecipare per forza a una serie di attività considerate normalmente ludiche e piacevoli. In genere dopo Capodanno le persone che soffrono di SAD iniziano a migliorare il tono dell’umore dato che vedono avvicinarsi la primavera. Il NIMH (National Institute of Mental Health) ha scoperto che circa il
60% delle persone che soffrono di SAD presenta una manifestazione di tipo unipolare, questo significa che l’episodio di depressione maggiore compare tra l’autunno e l’inverno mentre l’umore torna normale in primavera e in estate. Mentre per un
35% delle persone può emergere un’alternanza più significativa dell’umore. Infatti questi pazienti nei mesi invernali presentano uno stato depressivo mentre in quelli estivi entrano in una fase
ipomaniacale.
Per il rimanente 5% del campione analizzato nella ricerca la situazione è più complessa dato che in estate emergono sintomi maniacali che rendono questo andamento ciclico simile al Disturbo Bipolare di tipo I. Inoltre esistono anche dei casi particolari in cui si sviluppano dei disturbi d’ansia, dei disturbi di panico, dei disturbi alimentari (in particolare la bulimia). Molte persone che soffrono di SAD possono avere problemi con l’alimentazione e disturbi dovuti all’uso di sostanze. La SAD può essere affrontata grazie alla psicoterapia e ad altri trattamenti specifici.
È probabile che il cosiddetto orologio biologico funzioni in modo meno efficace durante i mesi invernali e che il ritmo circadiano venga alterato per via della scarsa presenza della luce naturale. Infatti in molti pazienti si rileva uno sfasamento nel rilascio della melatonina. Le donne sembrano soffrire maggiormente di questo disturbo rispetto agli uomini, anche se non sono i chiari i motivi di queste differenze così marcate.
La “terapia con la luce” (detta fototerapia) risulta efficace per affrontare gli stati depressivi indotti dai mesi invernali. Infatti l’esposizione ad alcune frequenze luminose consente di regolare il ritmo circadiano anche durante i mesi più freddi. La ricerca scientifica ha dimostrato come questo trattamento possa portare ad un sensibile miglioramento del quadro clinico e in alcuni casi anche alla remissione dei sintomi. Simulare l’alba attraverso una luce artificiale consente di regolare il ritmo circadiano e porta dei benefici al paziente. Inoltre la produzione di melatonina si riduce verso il mattino per favorire il risveglio ed è collegata con le condizioni di luminosità. Ad esempio, se la sveglia suona quando è ancora buio il cervello riceve dei segnali contrastanti.
Per questa ragione esporsi alla luce consente di ridurre fino ad eliminare il rilascio di melatonina favorendo così il risveglio e permettendo alla persona di mantenere sincronizzato il ritmo sonno/veglia. Per la stessa ragione il fatto di utilizzare gli smartphone o il tablet a letto può interferire con la produzione di melatonina e quindi con la quantità e la qualità del sonno. La “light therapy” sembra funzionare anche se attualmente non è ancora regolamentata e riconosciuta come una terapia evidence based. L’intensità della luce dovrebbe aggirarsi ai 10000 Lux con un filtro UV per evitare eventuali possibili danni alla retina o alla pelle; inoltre e il dispositivo deve essere di grandi dimensioni. L’esposizione ottimale è di circa 30 minuti al mattino. Anche in questo caso è però meglio evitare il “fai da te” e rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta per inquadrare sul piano diagnostico la problematica. Infatti la Light Therapy può produrre degli effetti collaterali come il mal di testa e l’affaticamento agli occhi oppure generare un effetto attivante in grado di modificare in modo eccessivo lo stato d’umore della persona.
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
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