L'incidente allo stabilimento chimico di Seveso, avvenuto sabato 10 luglio del 1976, è stato uno dei più gravi mai accaduti in Italia e più in generale nel mondo. Il disastro di Seveso è stato determinato da una serie di problemi sia progettuali che organizzativi che hanno provocato il rilascio di un aerosol di sostanze chimiche altamente tossiche nell’ambiente. La nuvola di diossina fu trasportata dal vento per diversi chilometri contaminando così una vasta area del territorio. In primis, questo incidente, provocò la morte di migliaia di animali come mucche, galline, conigli e gatti così come determinò la fine di piante ed alberi. La diossina, all’inizio, colpì pesantemente i bambini generando un fenomeno noto come la cloracne. Questo agente chimico infatti danneggia in particolare l’epidermide producendo dolorose ustioni e può generare, nel giro di qualche anno, un incremento di alcune forme di tumore. Con il termine “diossina” ci si riferisce a un gruppo di sostanze chimiche ovvero le policlorodibenzodiossine, i policlorodibenzofurani, e alcuni policlorobifenili (conosciuti con le rispettive sigle: PCDD, PCDF e DL-PCB). Tutti questi composti hanno caratteristiche tossicologiche molto simili tra di loro. La cittidina di Seveso divenne così tristemente famosa per questo incidente e tale termine viene ormai utilizzato per antonomasia per riferirsi a qualsiasi tipo di grave incidente industriale.
Quando non fu più possibile nascondere gli effetti dell’incidente di Seveso sulla stampa nazionale e internazionale si diffuse la notizia del disastro e il paragone, da parte dei giornalisti, fu fatto con Hiroshima, ma questo avvenne solo perché l’incidente di Chernobyl sarebbe avvenuto ben dieci anni più tardi. Siamo di fronte a due incidenti completamente diversi uno infatti è di carattere chimico (Seveso) mentre l’altro è di tipo nucleare (Chernobyl). Ma è possibile individuare alcuni elementi comuni nella gestione dell’emergenza, della comunicazione e dei lunghi tempi di reazione da parte delle istituzioni che hanno tardato a prendere decisioni cruciali come la necessaria evacuazione dei cittadini potenzialmente esposti al disastro. Anche se c’è da ricordare come l’URSS, all’epoca dell’incidente di Chernobyl (1986) fosse una dittatura e per certi versi ci poteva aspettare una certa reticenza nel diffondere le notizie, mentre l’Italia si trovava in un contesto politico democratico.
La gestione dell’incidente, soprattutto nelle prime fasi, dimostrò l’impreparazione generale nell’affrontare un imprevisto di questa portata. Ovviamente le sostanze chimiche diffuse nell’ambiente dalla ICMESA di Meda erano invisibili e quindi più difficili da misurare rispetto alle radiazioni ionizzanti. Gli abitanti che si trovavano vicino all’azienda, all’inizio, osservarono solo il diffondersi della nuvola chimica e di un odore forte e nauseabondo. In parte però la popolazione locale era abituata ad alcune perdite di sostanze chimiche della ICMESA e addirittura molti allevatori e contadini venivano rimborsati direttamente dall’azienda quando alcuni animali morivano per via di qualche perdita dell’impianto. Per comprendere meglio ciò che è accaduto è importante contestualizzare il periodo storico.
L’Italia aveva avuto un enorme sviluppo industriale nel dopo-guerra che portò al cosiddetto “boom economico”, ma tale crescita non andò di pari passo con la sicurezza degli impianti e dei lavoratori. Il disastro di Seveso è un po’ la cartina torna-sole dell’industria chimica italiana dell’epoca. L’attenzione ai temi ambientali era ancora molto lontana dal sentire comune. In sintesi i punti di contatto con l’incidente di Chernobyl possono essere i seguenti:
L’evacuazione degli abitanti
esposti alla nube tossica di Seveso avvenne con un
enorme ritardo, ma quando venne presa la decisione gli abitanti furono costretti a lasciare rapidamente le loro case. In seguito fu necessario abbattere decine e decine di animali contaminati, togliere uno strato di terra di diversi centimetri, distruggere delle case e
bonificare il territorio contaminato. Tutti gli elementi contaminati furono raccolti all’interno di speciali vasche di contenimento che vengono ancora oggi monitorate costantemente. Le istruzioni per i cittadini vennero date attraverso delle auto con un megafono esattamente come avvenne per
Chernobyl
e come la serie televisiva ricorda molto bene. Inoltre, l’intervento dei
militari, del personale con tute bianche e
maschere antigas per proteggersi a cui si aggiungono gli avvisi di zona contaminata rendono tristemente simile il contesto a quello del disastro nucleare del 1986. Oltre i danni provocati alla salute non è da trascurare l’impatto psicologico del disastro di Seveso. All’epoca la sensibilità verso le problematiche emozionali era decisamente scarsa e di conseguenza la gestione dell’emergenza non tenne conto delle ricadute psicologiche di quel grave disastro.
Un elemento interessante del disastro di Seveso riguarda il comportamento umano e le modalità di gestione dell’emergenza. Temi che lo rendono molto affine all’incidente nucleare di Chernobyl e ad altre situazioni di emergenza. Infatti in tutti gli incidenti che hanno coinvolto dei sistemi complessi è possibile individuare una narrazione comune. Gli ingredienti per il disastro sono rappresentati da un insieme di fattori umani, organizzativi e tecnologici. Paradossalmente è più semplice fare manutenzione di un impianto tecnologico, ma è molto più complesso gestire le risorse umane, i vincoli e i limiti cognitivi della mente e aggiornare le loro competenze. Inoltre un contesto stabile, la routine, la scarsa attenzione alle procedure possono rappresentare gli elementi alla base di un incidente rilevante. È importante ricordare che questo disastro si sarebbe potuto evitare se solo si fossero adottate delle misure di sicurezza efficaci già disponibili all’epoca.
Le persone compiono una quantità enorme di errori e, paradossalemente, più gli impianti e i sistemi divengono sicuri più emerge la fallacia del comportamento umano. Secondo James Reason (uno dei massimi esperti in questo settore) è possibile individuare tre tipologie principali di errori:
L'errore umano è la causa più comune degli incidenti rilevanti. La complessità dei sistemi organizzativi aumenta la probabilità che possa emergere un problema anche grave. L'errore umano può essere correlato a una serie di fattori tra cui:
La direttiva SEVESO nasce proprio in seguito al grave incidente all'impianto chimico dell’ ICMEA. Questo incidente ha portato all'introduzione di direttive europee severe che hanno richiesto, a ogni stato membro, di uniformare la legislazione nazionale. La Direttiva Seveso ha molti requisiti diversi, tutti finalizzati alla prevenzione degli incidenti rilevanti, come ad esempio:
La direttiva Seveso è concepita per proteggere l'ambiente e la salute umana. Un incidente grave può causare danni irreversibili all'ambiente, alla salute umana e alla sicurezza. Ciò può accadere se le sostanze pericolose non vengono maneggiate correttamente o se si verifica una fuoriuscita di sostanze pericolose che non possono essere contenute.
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Membro della Division 30 Society of Psychological Hypnosis
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
Bibliografia
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