Negli ultimi anni i dermatologi hanno iniziato a collaborare in modo sempre più stretto con gli psicologi e diverse ricerche hanno evidenziato come lo stress e altri disturbi emozionali possano impattare sulla pelle attraverso l’acne, la psoriasi, l’eczema, l’orticaria e altre problematiche dermatologiche. Ed è per questo che sarebbe opportuno e necessario un intervento di più ampio respiro che supporti questi pazienti attraverso una presa in carico che preveda anche la componente psicologica. Infatti gli psicologi persino nell’ambito della prevenzione possono giocare un ruolo importante aiutando le persone che soffrono di ipocondria ad effettuare dei controlli periodici al fine di evitare l’insorgere di una patologia severa come il melanoma. Spesso si sottovaluta quanto la perdita dei capelli possa produrre un impatto emozionale importante e possa far emergere stati di depressione, ansia e altri disturbi psicologici.Le emozioni hanno anche un impatto sulla nostra pelle e un esempio classico coinvolge le persone che soffrono di “eritrofobia” ovvero la paura di arrossire. Infatti il solo pensiero di trovarsi in una situazione sociale pubblica può, in questi soggetti, scatenare una risposta immediata a livello psicologico e fisiologico. Questo è un esempio chiaro e diretto di come la mente e il corpo debbano essere considerati come un insieme indivisibile.
Per supportare e aiutare i pazienti che soffrono di un
problema dermatologico gli psicologi possono occuparsi di diversi aspetti come ad esempio:
Le
problematiche che coinvolgono la
pelle
possono produrre un impatto severo sulla dimensione emozionale. Il riacutizzarsi della
psoriasi e dell’acne possono avvenire in
modo
imprevedibile mentre in alcuni casi i trattamenti farmacologici possono non raggiungere gli effetti sperati. Inoltre, a differenza di altri problemi che riguardano la salute, le problematiche dermatologiche sono facilmente visibili all’esterno. In molti casi le
reazioni psicologiche di questi pazienti sono in realtà
sproporzionate rispetto ai sintomi e anche all’impatto estetico che deriva da queste patologie. Questo aspetto rileva quanto sia importante prendersi carico a livello psicologico di questi pazienti; infatti essi
possono entrare in ansia e in depressione magari per un piccolo problema di carattere estetico
transitorio o facilmente trattabile. Questo aspetto riguarda in particolare gli adolescenti dato che l'acne aumenta il rischio di cadere in depressione.
Secondo una ricerca realizzata dalla National Rosacea Society su un campione di oltre 1600 pazienti che soffrivano di “acne rosacea” (una condizione che causa un arrossamento del viso) è emerso che oltre il 90% delle persone soffriva di problemi di autostima, di una scarsa fiducia in se stessa, il 54% soffriva di ansia e un 43% presentava un quadro sintomatologico ascrivibile alla depressione. Il circolo vizioso che un problema dermatologico può istaurare a livello psicologico tende ad impattare in modo severo sul Sistema Immunitario generando un aggravamento generale dello stato di salute e quindi un peggioramento delle problematiche che coinvolgono la pelle. Oggi abbiamo a disposizione diverse linee di trattamento che sono basate sull’Evidence Based e che consentono di trattare, attraverso la psicoterapia, i pazienti con problematiche dermatologiche e psicologiche. In un articolo pubblicato sulla rivista “Seminars in Cutaneous Medicine and Surgery” dal titolo “Nonpharmacologic management of psychodermatologic conditions” lo psicologo Richard G. Fried ha presentato una serie di prove a favore della gestione “non farmacologica” di alcune condizioni dermatologiche. Gli interventi che hanno dimostrato di possedere un’efficacia sono le tecniche di rilassamento, l’ipnosi, i gruppi di supporto, il biofeedback e la psicoterapia. Infatti è fondamentale aiutare questi pazienti a sviluppare delle nuove strategie per gestire l'ansia e lo stress, sostenerli nell’elaborare i pensieri “catastrofici” e accompagnarli nell’apprendimento delle tecniche di rilassamento e di ipnosi. Proprio l’ipnosi evidence based può aiutare in modo particolare questi pazienti attraverso la visualizzazione di immagini rassicuranti e a concentrarsi sul cambiamento desiderato riducendo così la componente di stress. Quello che accade a molti di questi pazienti è una sorta di “ipnosi negativa inconsapevole” ad esempio un paziente può focalizzare la sua attenzione sul disturbo, convincersi che non ne uscirà mai e che l’impatto sarà disastroso per la sua esistenza. Questi pensieri sono accompagnati da immagini “vivide” e da emozioni reali. Grazie all’ipnosi è possibile sfruttare questa abilità naturale del cervello in senso positivo.
Thomas Leveritt è un fotografo americano che ha deciso di mostrare, grazie a uno speciale filtro, come appare realmente la nostra pelle.
La psicologia è di grande aiuto anche nell’ambito della prevenzione del melanoma o di altri problemi derivati dall’eccessiva esposizione al sole o da un uso smodato delle “lampade abbronzanti”. Le persone conoscono i rischi a cui possono andare incontro ma l’aspetto estetico tende a prendere il sopravvento soprattutto quando c’è una scarsa autostima di fondo. È complesso gestire questo tipo di pazienti e spesso le persone non si rendono conto dei danni che un’abbronzatura incontrollata può provocare sull’epidermide. In questo caso la paura da sola non basta ed è importante, una volta attivata la componente emozionale, fornire una soluzione semplice ed efficace come il fatto di imparare ad utilizzare delle protezioni adeguate ed evitare di esporsi al sole in alcune ore della giornata, naturalmente quelle più calde. Inoltre il fatto di poter osservare la propria pelle filtrata attraverso i raggi UV fornisce un feedback immediato dei danni a cui può andare incontro l’epidermide e questo motiva immediatamente la persona a utilizzare delle creme solari protettive. Questa strategia si basa sul principio che le persone siano attente al loro aspetto e meno sensibili a un pericolo che appare lontano nel tempo (un melanoma). Poter osservare direttamente i danni “estetici” prodotti da un’abbronzatura eccessiva produce un risultato rapido e veloce a cui si può far seguire un percorso di psicoterapia per migliorare l’autostima. In altri casi gli psicologi lavorano per prevenire l’insorgere di disturbi psicologici in pazienti con problemi dermatologici. La dott.ssa Heidi Williamson ha sviluppato il progetto online “YP Face IT” dedicato in particolare ai giovani di età compresa tra i 12 e i 17 anni che sono angosciati per il loro aspetto a causa di lesioni, acne, psoriasi, ustioni o cicatrici. Il programma ha una durata di sette settimane e aiuta i bambini e i giovani a sviluppare specifiche strategie di coping. I pre-adolescenti e gli adolescenti sono costantemente preoccupati di essere giudicati negativamente in primis dal gruppo dei pari per il loro aspetto e questi pensieri attivano un circolo vizioso che può ridurre in modo significativo le soft skills e agevolare lo sviluppo di disturbi psicologici anche severi. Il progetto “YP Face IT” insegna ai giovani come affrontare e superare i pensieri negativi sul proprio aspetto, come gestire le emozioni e le situazioni sociali, come rispondere in modo adeguato alle domande sulle loro condizioni di salute, come affrontare il bullismo e come migliorare le capacità di comunicazione verbali e non verbali. Il progetto viene supportato attraverso un forum dedicato e i giovani sono seguiti anche da uno psicologo nel caso in cui fosse necessario un intervento più strutturato. E’ chiaro che i dermatologi e gli psicologi possono collaborare insieme per migliorare l’efficacia dei trattamenti, gestire la componente emozionale e migliorare l’aderenza ai trattamenti.
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
Bibliografia
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