Comunicare è una delle attività principali che caratterizzano l’essere umano. Non ci sono dubbi che nell’uomo il sistema comunicativo apparentemente più importante è quello verbale. Nel passato molte ricerche si sono dirette ad approfondire questo aspetto a scapito di altri elementi ritenuti a torto non fondamentali. E’ esperienza comune osservando nelle loro quotidiane interazioni le persone che al di là dell’aspetto prettamente verbale ne esiste un altro non meno importante molto spesso al di sotto del livello di consapevolezza degli stessi interlocutori, quello della comunicazione non verbale. La comunicazione interpersonale riguarda specificatamente un rapporto che si instaura vis à vis e che permette di mantenere e stabilire delle relazioni. Tutti noi sviluppiamo un sistema di regole e di strategie per riuscire ad essere efficaci quando comunichiamo, ma spesso molti di questi aspetti rimangono al di fuori della nostra consapevolezza. Ecco perché diviene fondamentale riflettere sul nostro stile di comunicare e di conseguenza di rapportarci con gli altri. Nella vita quotidiana siamo costantemente in contatto e in relazione con altri individui, sul lavoro, in famiglia, con gli amici. E’ curioso come questi aspetti non vengano insegnati durante il nostro percorso scolastico ma dati prevalentemente come scontati, salvo poi accorgersi come il saper comunicare sia una competenza fondamentale e spesso da acquisire. Ad esempio è fondamentale conoscere e gestire i cosiddetti ostacoli della comunicazione. La comunicazione è uno scambio di informazioni tra due o più entità la cui proprietà è di emettere e di ricevere segnali all’interno di un processo interattivo caratterizzato da un meccanismo di feedback o retroazione. Comunicare significa essenzialmente “rendere partecipe” l’interlocutore, condividere, mettere in comune. La comunicazione è presente in ogni contesto della vita umana, in ogni gruppo sociale e rappresenta un elemento centrale nei rapporti interpersonali. Comunicare deriva dal latino communicare, un verbo collegato alla parola communis, vale a dire comune. Communicare indicava l’azione di mettere in comune, rendere comune.
Una comunicazione è efficace quando attiva un processo circolare a “due vie” attraverso l’uso del
feedback
(messaggio di ritorno-retroazione). Come afferma De Santi (2003) “ciò che rende compiuto il modello di comunicazione interpersonale è proprio il verificarsi del feedback (messaggio di ritorno) che viene a manifestarsi allorché il ricevente, dopo aver decodificato e interpretato il messaggio ricevuto, fornisce la propria risposta e per far ciò si pone egli stesso come trasmittente, restituendo per l’appunto un messaggio di ritorno.”
Nella risoluzione efficace di un conflitto, nelle abilità di negoziazione o anche quando dobbiamo trasferire delle nostre conoscenze “il saper comunicare in modo efficace" diviene una competenza relazionale fondamentale. Per certi versi lo sviluppo delle cosiddette nuove tecnologie dell’informazione e lo spostamento del mondo produttivo verso una società di servizi hanno reso ancora più centrali questi aspetti. Uno degli elementi fondamentali della comunicazione interpersonale riguarda il concetto di feedback (retroazione) che ci permette idealmente di pensare alla comunicazione come un fenomeno circolare. La comunicazione può essere definita come uno scambio di informazioni tra due o più persone all’interno di un processo di interazione caratterizzato dalla presenza del feedback. Il primo passo importante se desideri migliorare la tua comunicazione interpersonale è quello di apprendere come ascoltare in modo attivo il tuo interlocutore.
Definizione
I canali della comunicazione
La mancanza di armonizzazione tra i diversi canali riduce drasticamente il livello di efficacia del processo di comunicazione interpersonale.
Contenuto e relazione
Secondo Watzlawick ogni comunicazione possiede due livelli: uno di contenuto (che riguarda il “cosa diciamo”, la notizia, il dato “oggettivo”) e uno di relazione (che riguarda il “come” verbalizziamo una data frase, il legame che ci lega con il nostro interlocutore ed è legato al comportamento non verbale). Spesso le situazioni conflittuali non nascono da una incomprensione a livello di contenuto (le parole, che darebbe origine ad un “contrasto”) ma da un problema di carattere relazionale che investe gli interlocutori. Confondere i due piani della comunicazione significa utilizzare strategie sbagliate per risolvere (ad esempio) situazioni conflittuali.
Contrasto e conflitto
La differenza che esiste tra contrasto e conflitto non è sul piano quantitativo ma su quello qualitativo: il contrasto riguarda i contenuti della comunicazione mentre il conflitto si sviluppa sul piano della relazione. Non tenere conto di questo aspetto può rendere problematica la possibilità di risolvere, in modo efficace, una situazione conflittuale sul piano della comunicazione. Si ha discussione quando due o più parlanti si contrappongono partendo da diverse visioni della realtà, e su questa differenziazione si installa un coinvolgimento emotivo che induce a esibire queste differenze. Anche se, come sottolinea la Marina Mizzau: “poiché la discussione è spesso l’anima di una conversazione, è probabile che un elemento, anche piccolo di disaccordo venga cercato e coltivato, come appare spesso se non altro nelle contrapposizioni politiche, e comunque nelle discussioni pubbliche”.
Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Riferimenti bibliografici
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