Il denaro è una parte necessaria della vita, ma non sempre porta la felicità. Certamente una cospicua ricchezza finanziaria può rendere l'esistenza più facile ma la ricerca scientifica ha dimostrato che il denaro non può garantire automaticamente il benessere psicologico e la realizzazione personale. Il legame tra denaro e felicità è quindi più complesso di quanto le persone sono portate a credere ingenuamente e spesso dipende da come scegliamo di utilizzare le nostre risorse finanziarie. Infatti il denaro può essere utilizzato per acquistare beni materiali, delle esperienze o persino per fare beneficenza; tutto ciò può contribuire al senso generale di benessere e di soddisfazione per la vita. Esistono anche degli svantaggi di avere troppi soldi. Le persone che hanno un cospicuo conto in banca tendono ad entrare in ansia per la paura di perdere la propria rendita, di cadere in depressione perché hanno difficoltà di circondarsi di veri amici e di costruire relazioni soddisfacenti fino a soffrire di qualche dipendenza. Quando le persone sono costantemente circondate da oggetti di lusso ed oggetti costosi, entrano in un circolo vizioso che li può portare a ricercare sempre qualcosa di più. Questo per via del noto effetto psicologico chiamato "principio di constrasto". Ad esempio passare dal'essere costretti a camminare per chilometri ogni giorno ad una vecchia bicicletta che facilita gli spostamenti può generare una maggiore felicità di quella di un benestante che acquista l'ennessima auto di super-lusso. La base delle felicità si cela dietro i cambiamenti che producono un impatto significativo sull'esistenza. Questo processo psicologico viene spesso ignorato da parte dei genitori che tendono a riempire di regali i figli aumentando così paradossalmente il senso di insoddisfazione, di noia e di routine.
Se il denaro non produce direttamente uno stato di felicità anche la perdita di una condizione di privilegio comporta degli effetti negativi. Infatti il Censis, nel suo Rapporto annuale sulla situazione sociale dell'Italia, ha fotografato la condizione difficile in cui versa il nostro Paese. Gli italiani appaiono come pessimisti, rancorosi e la loro aggressività viene spostata sugli immigrati ritenuti, da circa il 60% del campione, come un vero e proprio problema poiché sarebbero alla base della diminuzione dei posti di lavoro per gli italiani e nel contempo la causa principale dell'incremento (percepito) della criminalità.
Questa dinamica emerge spesso quando l'economia è in crisi
e la società attraverso una fase di cambiamento.
Durante i periodi di
recessione economica le minoranze etniche subiscono una riduzione più rilevante del reddito
rispetto ad altre categorie sociali. Un recente studio cerca di delineare una potenziale spiegazione di questo inquietante fenomeno. E' possibile che quando le
risorse economiche diventino più scarse
le persone tendano ad avere maggiori probabilità di essere
influenzate dai pregiudizi
e dai propri sterotipi ed è possibile che tale fenomeno diventi la base su cui si fondano tante
derive populiste
che vanno anche a ricadere inevitabilmente in ambito politico. La teoria economica della "decrescita felice" rappresenta un ossimoro che pur suscitando un certo fascino risulta essere un modello difficilmente applicabile nella realtà.
Le persone che hanno uno status sociale ed economico più basso rispetto alla media della popolazione presentano anche un Sistema Immunitario meno efficiente. Una meta-analisi che ha coinvolto 43 pubblicazioni (per un totale di 111.156 partecipanti) ha evidenziato come i fattori quali il reddito ed il livello di istruzione fossero collegati alla presenza di due marker infiammatori specifici. La povertà influenza direttamente sia l'accesso alle terapie che la condizione generale delle persone. Vivere in una condizione di povertà o di difficoltà influisce non solo a livello fisico ma anche sul piano psicologico dando origine a pericolosi circoli viziosi che possono rendere più fragile lo stato generale della salute. Un sistema immunitario meno efficiente espone le persone a molte patologie anche importanti e in generale riduce la speranza di vita. Una disparità che oggi nella nostra società risulta inaccettabile considerando come, con moderati investimenti, sarebbe possibile garantire una qualità della vita migliore e favorire lo sviluppo delle difese naturali dell’organismo.
La depressione
rappresenta il disturbo dell’umore più diffuso negli Stati Uniti
e i dati evidenziano come le differenze dello
status economico influiscano negativamente sul decorso
della malattia e sulle possibilità di ricevere un trattamento adeguato (sia psicoterapico che psicofarmacologico). I dati che sono stati analizzati in questo studio riguardano l’arco temporale compreso tra il 2005 e il 2014 e grazie all’analisi statistica è emerso che le persone con un
più basso livello d’istruzione e con un minore potere di spesa
hanno oggi una
maggiore probabilità di soffrire di un quadro depressivo moderato o grave. Chiaramente un quadro depressivo può dare luogo a un pericoloso circolo vizioso che tenderà ad auto-alimentarsi. E' difficile stabilire un legame diretto tra soldi e felicità ma uno stato di indigenza rende anche più difficile accedere a delle cure e a delle terapia adeguate.
Tale cambiamento non si rileva nelle classi sociali più agiate. Malgrado le
recenti politiche sanitarie che hanno cercato di migliorare l’assistenza psicologica la probabilità di ricevere un trattamento adeguato si è ridotta sensibilmente. La situazione negli Stati Uniti è delicata per tante ragioni, ma al netto delle differenze di welfare esistenti con il nostro paese questo dato deve portare comunque ad una riflessione.
Anche in
Italia i decisori politici dovrebbero investire maggiori risorse economiche ed organizzative per far fronte ad un fenomeno che può incidere in modo più sensibile sulle classi meno abbienti. I
servizi psicologici dovrebbero essere facilmente accessibil
i e disponibili soprattutto per sostenere cooro che hanno serie difficoltà economiche, che hanno perso l’occupazione e che stanno attraversando un periodo complesso dal punto di vista emotivo.
Un’economia in declino sembra quindi incrementare le disparità razziali e aumentare la conflittualità all’interno della società. Per approfondire questo fenomeno i ricercatori hanno chiesto a 129 soggetti “bianchi” di distribuire un budget di 100.000 $ per finanziare un progetto a quattro potenziali candidati (di cui uno solo era di “colore”).
Nella condizione
sperimentale di scarsità, in cui il frame dell’esperimento specificava che a causa della crisi economica il finanziamento era stato ridotto, il candidato di “colore” ha ricevuto una quantità minore di soldi.
Mentre nella condizione di “abbondanza” il budget è stato distribuito in modo assolutamente equo tra tutti i quattro candidati. La percezione psicologica della scarsità, che ricordo può anche essere alimentata dai media tradizionali e dai social network attraverso la diffusione di “ fake news ”, rischia di influenzare in modo importante alcune dinamiche sociali ed a contribuire all’incremento del pregiudizio verso gli extracomunitari in modo da alimentare comportamenti “aggressivi” verso questi ultimi.
In sintesi
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association
Membro della Division 30 Society of Psychological Hypnosis
Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte
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