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Videogiochi e violenza: un mito da sfatare.

12 aprile 2021

Può un videogioco d'azione come Call of Duty o GTA promuovere dei comportamenti violenti?

Videogiochi e violenza: un mito da sfatare.
I videogiochi sono generalmente considerati una forma banale di intrattenimento o, in altri casi spesso sono oggetto di preoccupazione da parte dei genitori perché essi temono che possano promuovere comportamenti violenti. Alcuni mesi fa al centro della questione c'era stata la proposta di inserire nella nuova versione del ICD (International Classification of Diseases) il cosiddetto “Gaming disorder” (nella categoria disordini dovuti a comportamenti di dipendenza) che aveva creato più di una perplessità tra gli stessi esperti del settore. E' importante, infatti, sottolineare come non tutti gli psicologi siano convinti del fatto che tale decisione sia corretta dal punto di vista scientifico. Infatti la domanda che bisogna porsi è la seguente: “Ma i videogiochi promuovono solo comportamenti nocivi e sono davvero pericolosi?”

Alcuni studi realizzati in laboratorio indicano la presenza di una potenziale correlazione tra l’uso dei videogiochi “violenti” e le forme più o meno velate di comportamenti aggressivi (ad esempio il fatto di esporre un avversario a un rumore sgradevole). I media, i politici e le varie associazioni di genitori in virtù di questi dati sono stati portati ad effettuare una campagna negativa e generalizzata nei confronti dei videogiochi. Per approfondire l’impatto dei videogiochi sulla società è stata realizzata una ricerca più specifica. La metodologia utilizzata voleva individuare se i videogiochi potessero rappresentare dei predittori affidabili dei comportamenti violenti. Per questa ragione si sono analizzate le percentuali di vendita di alcuni videogiochi “violenti”, la data di uscita di alcuni titoli particolarmente attesi e la ricerca di parole chiave sul web (la richiesta di soluzioni del gioco, consigli discussioni sui forum) con il tasso di omicidi e aggressioni. Contrariamente al senso comune i risultati ottenuti dalla ricerca hanno evidenziato come non esista una correlazione specifica tra i "videogame violenti" e le aggressioni egli omicidi all’interno della società.

Queste ricerche suggeriscono la necessità di utilizzare una maggiore cautela nell’affrontare il tema per evitare facili generalizzazioni che rischiano di eliminare dal dibattito politico altri fattori alla base dei comportamenti aggressivi. Secondo alcune ricerche i videogiocatori che utilizzano giochi d’azione possono trarne addirittura dei benefici sul piano cognitivo e percettivo. Questo tipo di intrattenimento, se utilizzato con consapevolezza, potrebbe diventare uno strumento importante per ridurre il declino cognitivo negli anziani, per promuovere il recupero di pazienti colpiti da ictus o per migliorare le abilità degli studenti. Uno studio ha recentemente messo a confronto due videogiochi: uno di azione in prima persona ovvero un classico “FPS” (First Person Shooter) come " Call of Duty " e uno più tradizionale, come il gioco gestionale “ The Sims ”.


In questa ricerca i partecipanti all’esperimento hanno giocato ai due videogame per 30 ore nell’arco di un mese. La memoria di lavoro è stata valutata prima e dopo il training attraverso un test psicologico. I risultati mostrano che la performance è migliorata nel gruppo che ha utilizzato i videogiochi d’azione (Call of duty) mentre non si sono notate differenze nell’altro gruppo. È importante sottolineare che tra i due gruppi non c’erano differenze relative alla motivazione o all’impegno nell’uso del gioco, né erano presenti aspettative relative all’impatto che il videogioco avrebbe avuto sulla performance. L’abilità di gestire le informazioni visive, nel breve periodo, e la capacità di muoversi nella complessità della realtà sono fattori chiave per l’essere umano anche se, come è noto, siamo soggetti a diverse limitazioni. Secondo questa ricerca l’ uso dei videogiochi d’azione può produrre diversi benefici per quanto riguarda la percezione e l’attenzione con potenziali ricadute nella vita quotidiana. I videogiochi, malgrado siano ormai diffusi da decenni, sono ancora oggi sottoposti ad alcuni stereotipi e visioni “ingenue” mentre raramente si approfondisce il tema sul piano scientifico e se ne valuta il reale potenziale. È opportuno, quando si affrontano tali tematiche, essere a conoscenza dei pro e dei contro in fondo, anche la noce moscata che si usa in cucina può diventare nociva, dipende dalle dosi e dall’uso.

Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association


Riferimenti

  • Effects of Action Video Game Training on Visual Working Memory. Kara J. Blacker Johns Hopkins University Kim M. Curby Macquarie University Elizabeth Klobusicky and Jason M. Chein Temple University Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance © 2014 American Psychological Association 2014, Vol. 40, No. 5, 1992–2004
  • Violent video games and real-world violence:Rhetoric versus data. Markey, P. M.,Markey, C. N., & French, J. E. (2015). Violent video games and real-world violence: Rhetoric versus data. Psychology of Popular Media Culture, 4 (4),277-295.
  • Call of Duty®: Modern Warfare® 3 (2011, ActiVision Publishing Inc.) and Call of Duty®: Black Ops® (2010, ActiVision Publishing Inc.).
  • The Sims™ 3 (2009, Electronic Arts Inc.)


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